Con l’utilizzo di terapie mirate per il trattamento della dermatite atopica, l’applicazione dei biomarcatori porterà a una migliore caratterizzazione e stratificazione dei pazienti

La dermatite atopica è una comune malattia infiammatoria della pelle, complessa e altamente eterogenea, frutto di fattori sia genetici sia ambientali, con conseguenti disfunzioni immunologiche e di barriera.

Le attuali linee guida per il trattamento della dermatite atopica si concentrano principalmente sulla gravità della malattia, misurata utilizzando punteggi clinici, senza prendere in considerazione la patogenesi individuale della malattia. Data l’elevata eterogeneità della patologia, è improbabile che ogni paziente risponda allo stesso modo a un particolare trattamento.

Biomarcatori immunologici per terapie mirate

La recente introduzione di nuove terapie mirate ha fatto emergere la necessità di stratificare i pazienti sulla base di biomarcatori immunologici. Obiettivo di un lavoro di revisione pubblicato sul Journal of Clinical Immunology è stato proprio quello di evidenziare l’importanza dei biomarcatori nella ricerca sulla dermatite atopica per fornire una migliore comprensione della patogenesi della patologia cutanea e consentire una migliore caratterizzazione e stratificazione dei pazienti che ne sono affetti, rendendo possibile un’assistenza clinica più personalizzata.

Tipologie di biomarcatori nella dermatite atopica

I biomarcatori possono essere ampiamente distinti in due macro categorie: la prima comprende i biomarcatori utilizzati per identificare le persone a rischio di sviluppare una malattia (biomarcatori di screening), i pazienti con malattia attiva (biomarcatori diagnostici), la recidiva o la progressione della malattia nei pazienti che ne sono affetti (biomarcatori prognostici) e le popolazioni di pazienti che hanno maggiori probabilità di beneficiare di una determinata terapia (biomarcatori predittivi).

La seconda categoria comprende altresì i biomarcatori per il monitoraggio degli effetti del trattamento (biomarcatori di gravità della malattia) e dei possibili effetti collaterali (biomarcatori farmacodinamici).

I biomarcatori possono essere definiti non solo da dati genomici, trascrittomici e proteomici (come citochine e chemochine), ma anche da informazioni morfologiche (ad esempio, colorazioni immunoistochimiche). Inoltre, possono essere misurati in diversi tipi di campioni, come sangue, saliva e urina, o in campioni di tessuto, compresi campioni di biopsia cutanea. Sebbene siano stati identificati molti potenziali biomarcatori per la dermatite atopica, nessuno di essi è stato ancora implementato nella pratica quotidiana.

I fenotipi di malattia

Caratteristiche cliniche come l’età di insorgenza, la persistenza della malattia dopo l’infanzia e la presenza di altre malattie atopiche come la rinite allergica e l’asma sono state utilizzate per suddividere la dermatite atopica in diversi fenotipi di malattia. Tuttavia, i fenotipi clinici non si riferiscono necessariamente ai meccanismi di base della malattia, né forniscono indicazioni in merito, e potrebbero essere meno adatti dei marcatori molecolari per definire le sottopopolazioni di pazienti con dermatite atopica che sono i migliori candidati per i vari trattamenti.

È diventato sempre più chiaro che non solo la dermatite atopica è eterogenea in base alle caratteristiche cliniche, ma anche che i processi fisiopatologici sottostanti possono essere osservati in diversi sottogruppi di pazienti.

A causa di questa eterogeneità, è improbabile che i farmaci biologici di nuova concezione, mirati a specifiche componenti del sistema immunitario, siano efficaci in tutti i pazienti.

Endotipi e target therapy

Pertanto, la definizione di endotipi di malattia basati sui più importanti meccanismi fisiopatologici a livello cellulare e molecolare che guidano la malattia è diventata una necessità per la stratificazione dei pazienti con dermatite atopica.

I biomarcatori predittivi possono, quindi, essere utilizzati per identificare e selezionare l’endotipo specifico che risponderà a un trattamento mirato.

I percorsi specifici dei biomarcatori che distinguono i diversi endotipi possono essere particolarmente significativi per l’applicazione di farmaci a bersaglio molecolare e per la definizione del trattamento ottimale per il singolo paziente, poiché i diversi endotipi potrebbero rispondere in modo diverso ai particolari trattamenti.

Per l’applicazione negli studi e nella pratica clinica, lo sviluppo di un singolo biomarcatore o di un piccolo insieme di biomarcatori rappresentativi che possano fungere da marcatore surrogato per un endotipo è molto importante per prevedere la risposta a una determinata terapia.

Le conclusioni

Poiché nel trattamento della dermatite atopica ci si sta avviando verso le terapie mirate, l’applicazione dei biomarcatori porterà a una migliore caratterizzazione e stratificazione dei pazienti e consentirà un migliore confronto tra i trattamenti attuali e quelli nuovi.

Data la varietà di trattamenti che mirano a specifiche vie citochiniche, è importante stratificare i pazienti in base ai fattori immunologici più importanti della dermatite atopica (endotipi) piuttosto che sottogrupparli in base ai fenotipi clinici, hanno sottolineato gli autori dello studio. L’obiettivo finale sarà quello di passare dall’attuale gestione generalizzata one-drug-fits-all a una gestione più personalizzata patient endotype-specific.

D. Bakker, M. de Bruin-Weller, J. Drylewicz et al., Biomarkers in atopic dermatitis, J Allergy Clin Immunol. 2023 May;151(5):1163-1168. doi: 10.1016/j.jaci.2023.01.019. Epub 2023 Feb 14