Ottimizzare il percorso di cura del paziente oncologico affetto da melanoma prevenendo e/o trattando adeguatamente le reazioni cutanee, anche di grado molto severo, altamente possibili in corso di terapia e tali da richiedere la riduzione fino alla sospensione della terapia antitumorale, dunque esponendo il paziente al sensibile rischio di progressione di malattia. Con questo scopo è nata Skin & Cancer, una task force promossa da SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse) e Pierre Fabre Italia (Eau Thermale Avène), che allea dermatologi e oncologi in un nuovo modello di presa in carico, multidisciplinare e olistica, del paziente oncologico in terapia.
Il progetto Skin & Cancer
Partito all’incirca un anno fa nell’ambito del progetto Ticuro di SIDeMaST, anche per volontà della compianta professoressa Gabriella Fabbrocini, Skin & Cancer coinvolge attualmente 16 centri oncologici di eccellenza sul territorio nazionale, con previsione di estensione ad altre strutture specialistiche.
Il progetto intende rispondere ai bisogni del paziente oncologico in terapia ancora insoddisfatti, molti a carico della cute: arrossamenti, rush, episodi acneici, segni visibili di malattia e che ledono la privacy della persona; infiammazioni periungueali che possono compromettere la motilità delle mani; perdita dei capelli.
«Queste reazioni avverse – spiega la professoressa Bianca Maria Piraccini, direttrice della Scuola di specializzazione in Dermatologia e Venereologia dell’Università di Bologna e referente regionale SIDeMaST – spesso si associano a sintomi importanti come prurito, bruciore, desquamazione, fastidi che non consentono di “dimenticare” la malattia e la terapia, arrecando alla persona un danno estetico, funzionale e psicologico associato ai timori del percorso di cura e dei possibili effetti collaterali».
Skin & Cancer ha l’obiettivo di studiare e curare le reazioni cutanee a farmaci oncologici: l’ampio ventaglio di opzioni terapeutiche disponibili, dalla chemioterapia alla radioterpia fino all’immunoterapia, alle “targeted therapies” hanno reso il tumore più curabile, in molti casi cronicizzabile, portando tuttavia a un aumentato rischio di effetti avversi cutanei, alcuni nuovi legati a principi attivi innovativi, altri non prevedibili che occorre tuttavia sapere riconoscere, gestire e trattare con appropriatezza terapeutica.
I centri di riferimento
«Le manifestazioni in corso di terapia sono reazioni dermatologiche particolari, eziopatogenesi correlata che a volte mimano lesioni dermatologiche tradizionali, quali reazioni papulopustolose simil acneiche in caso di terapia anti-EGFR, ma che richiedono terapie specifiche o malattie bollose in corso di immunoterapia che non possono essere trattate con dosi massive di steroidi per un lungo periodo, pena la progressione si malattia – ha spiegato il dottor Pietro Sollena, dermatologo della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli –. Vero è che ad ogni terapia e principio attivo impiegati corrispondono diverse reazioni cutanee, differenti anche in termini di intensità e meritevoli di un approccio specifico, personalizzato». Come quello che Skin & Cancer e i centri di riferimento possono garantire.
Il programma prevede, infatti, che laddove il medico oncologo ravvisi la necessità di una consulenza dermatologica specializzata, possa avviare al collega referente il paziente che verrà visitato nell’arco delle 24-48 ore successive alla richiesta, anche in teleconsulenza in caso di impossibilità della persona a raggiungere la struttura o altra causa.
«Compito dei centri di alta specialità e di Skin & Cancer – aggiunge il dottor Davide Fattore, dermatologo dell’Università degli Studi di Napoli Federico II – è anche fare (in)formazione, trasferendo le conoscenze cliniche dal centro, ovvero dall’ospedale universitario, alla periferia, al piccolo centro di provincia, affinché tutti i pazienti possano ricevere lo stesso protocollo di cura e qualità del trattamento, ma anche al paziente rendendolo responsabile e consapevole di quanto potrà attendersi o potrà accadere in corso di terapia».
Durante l’anamnesi è fondamentale chiedere al paziente se soffre e/o ha sofferto di patologie dermatologiche (dermatite atopica, psoriasi, fotosensibilità, ecc). Tali informazioni potranno guidare fin da subito l’approccio terapeutica del dermatologo e dell’oncologo.
Stare in ascolto
Fondamentale, poi, è essere al fianco del paziente lungo tutto il percorso di cura per rispondere alle reali necessità terapeutiche e alle ripercussioni sulla vita di relazione, sessuale, di coppia. «Se consideriamo che le principali reazioni cutanee associate a trattamenti antitumorali interessano circa l’80% dei pazienti oncologici – aggiunge Piraccini – è fondamentale porsi in maniera proattiva all’ascolto dei bisogni di questi pazienti. Spesso si sottovalutano gli effetti delle terapie oncologiche sulla cute che, invece, possono pesare anche sul benessere psicofisico al punto da compromettere la continuità e, quindi, l’efficacia del percorso terapeutico».
Allo sviluppo del progetto Skin & Cancer hanno infatti partecipato attivamente alcune Associazioni pazienti: A.I.Ma.Me. (Associazione Italiana Malati di Melanoma), APaIM (Associazione Pazienti Italia Melanoma), Associazione Melanoma Italia Onlus, Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna.
Approccio multidisciplinare e olistico
In funzione delle reazioni correlate ai nuovi farmaci/principi attivi e alle implicazioni sul paziente, la multidisciplinarietà, ovvero il confronto fra le diverse figure professionali coinvolte nella gestione del paziente e, soprattutto, la collaborazione tra oncologo e dermatologo, giocano un ruolo sempre più preminente.
«La possibilità di disporre nello stesso centro anche di un servizio di Dermatologia, con professionisti dotati di esperienza e competenze specifiche nella gestione delle problematiche cutanee dei pazienti oncologici – conclude il professor Luigi Formisano, oncologo, dell’Università Federico II di Napoli – è fondamentale per l’elaborazione del piano di cura e l’identificazione precoce di effetti indesiderati indotti dalle terapie. Una corretta gestione della tossicità cutanea sarà rilevante anche in prospettiva futura, data la sempre migliore aspettativa di vita dei pazienti oncologici e in vista di nuove terapie».
Il progetto, ora al suo debutto, prevede il coinvolgimento anche di altre figure professionali, primi fra tutti il farmacista, spesso prima porta di accesso alle cure per il paziente.