Responsabile dell’Unità operativa di Dermatologia presso l’IRCCS Policlinico San Donato (Milano), il dottor Piergiorgio Malagoli è stato anche fondatore nel 2002 della Psocare Unit – divisione specializzata nella diagnosi e trattamento della psoriasi – attiva in seno alla medesima struttura. È lui a illustrare a Dermakos i passi avanti compiuti dai farmaci biologici e i relativi loro ambiti di applicazione.
I progressi e le attese
«I farmaci biologici sono sul mercato da circa 15 anni e sono basati su molecole diverse – esordisce Malagoli –. Sono il frutto della ricerca in ingegneria biologica e molecolare e hanno introdotto un’autentica rivoluzione nel trattamento di patologie come la psoriasi e la dermatite atopica nelle sue varie manifestazioni».
Hanno il vantaggio della selettività. «La loro azione è mirata a colpire le citochine proinfiammatorie quali interleuchina 17 e interleuchina 23. Sono da ritenersi privi di effetti collaterali ma perché la terapia sortisca benefici concreti deve durare per l’intera vita del paziente».
Il risultato è la controllabilità delle dermatiti atopiche e della psoriasi nonché dei disturbi che spesso le accompagnano. Non di rado i soggetti con psoriasi presentano ipertensione e alterazioni del profilo lipidico; nel 40% dei casi anche specifiche forme artritiche. I farmaci biologici riescono a contrastarle e arginare anche i rischi cardiovascolari e metabolici.
Si tratta tuttavia di prodotti costosi che vengono pertanto prescritti e somministrati (in prevalenza per iniezione, a eccezione di poche piccole molecole) solo in circostanze di particolare gravità.
«L’attesa è ora per una terapia da assumere per via orale e dunque di gran lunga più comoda. È un inibitore selettivo della tirosin-chinasi 2 (TYK2) in grado di bloccare le interleuchine a cascata».
Farmaci biologici: a chi servono, quando evitarli
Presupposto per la cura è l’esecuzione di esami routinari oltre ai test per l’epatite e la tubercolosi. Gli outcome sono sorprendenti data la comprovata totale skin clearance presso il 70% dei pazienti e la presenza di sporadiche aree residue nel restante 30%.
Venendo più dettagliatamente alla dermatite atopica, essa colpisce una platea di età più giovanile ed è trattata a sua volta con farmaci biologici quali Dupixent-dupilumab e l’anticorpo monoclonale tralokinumab inibitore di interleuchina 4 e 13.
Rimane da monitorare il profilo di sicurezza dei JAK-inibitori upadacitinib e cibinqo-abrocitinib: «Si tratta di terapie orali rimborsabili anche nei dosaggi più alti e caratterizzati da un livello di performance davvero elevato – spiega Malagoli – da evitarsi, però, nel caso di pazienti anziani e con comorbidità. La dermatite atopica è una malattia molto invalidante che richiede un percorso lungo tutta la vita, pena altrimenti il suo ripresentarsi. La ricerca si sta concentrando sullo sviluppo di ulteriori molecole innovative e i biosimilari anti-TNF-α promettono miglioramenti nel 75% dei casi e una diminuzione dei costi per il trattamento, ma il loro profilo di sicurezza è da monitorare».
Passando brevemente ad altri campi, è da segnalarsi la disponibilità del JAK-inibitore baricitinib contro l’alopecia areata e altri ancora sono destinati a breve a essere sperimentati su individui selezionati e in buona salute, con l’indicazione di sottoporsi a controlli semestrali.
Di prossima uscita sono alcuni farmaci biologici orali e creme per la cura della vitiligine, comodi e sicuri e forti di ottimi riscontri, dati da una ripigmentazione pressoché completa nel 60-70% delle circostanze.