Professionalità ed etica nella Medicina Estetica

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La Medicina Estetica, non è concepita come disciplina indirizzata al semplice trattamento dell’inestetismo, ma alla individuazione e cura di tutte le patologie relative l’inestetismo stesso che, se trascurate, possono facilitare lo svilupparsi di disturbi secondari o terziari la cui prevenzione e trattamento è di competenza medica.  Abbiamo chiesto alla dott.ssa  Nadia Tamburlin in che modo la Medicina Estetica ed Etica si incontranopartiamo da un assunto principale: la Medicina Estetica è una branca della Medicina e l’esecuzione dei vari trattamenti rappresenta un atto medico, pertanto ogni volta che ci troviamo di fronte al paziente, il primo passo da compiere è quello relativo all’ascolto delle sue richieste, visitandolo accuratamente, partendo da un’attenta anamnesi e tenendo presente anche, ma non solo, l’inestetismo che presenta. Per svolgere una meticolosa valutazione, oltre all’esame obiettivo, possiamo avvalerci di esami esami strumentali, come il check-up cutaneo, la lampada di Wood, il test di Ramette, o di esami specifici come ad esempio ecografia e termografia che ci indirizzeranno verso il trattamento più adeguato.  Questo a prescindere dalle aspettative specifiche del paziente che potrebbero non rappresentare la scelta migliore”.

Professor Alberto Massirone, Presidente Agorà e dott.ssa Nadia Tamburlin, Vicepresidente Agorà

Il professor Alberto Massirone aggiunge “risulta quindi imprescindibile, in questo binomio, il ruolo della formazione soprattutto per la nostra Società Scientifica, per conferire al medico operatore quelle competenze teorico-pratiche necessarie per trattare i pazienti con professionalità. Non tutti i percorsi, infatti, sono strutturati e approfonditi come un percorso post-universitario di durata quadriennale come quello promosso dalla nostra Scuola Agorà, dove attraverso l’approfondimento teorico e pratico di tutti gli aspetti che concernono la materia, il medico diplomato è in grado, di individuare le problematiche del paziente e quindi proporre i corretti trattamenti. L’insorgenza, quindi, di problematiche di sicurezza ed etica sono spesso la conseguenza di una scarsa, parziale o addirittura inesistente formazione di alcuni operatori del settore e spesso scissa da quella indicata dalle società scientifiche di riferimento mediante le loro best practice”.

I giovani e le richieste di ritocchi estetici

Un tema importante sono i giovani e giovanissimi che pretendono sempre di più i ritocchi. Vi è un aumento di richieste atte a modificare la propria immagine, spesso influenzati dai modelli ‘irreali’ diffusi in rete. Canoni di bellezza che rincorrono una perfezione creata a tavolino. Ma sono realmente loro o i genitori? La dottoressa Tamburin ci spiega “vi è sempre più richiesta da parte dei giovani che tendono ad emulare personaggi famosi o influencers, talvolta con vere e proprie pretese inappropriate rispetto all’inestetismo, senza avere la minima consapevolezza delle diversità dei vari biotipi e, quindi, dei differenti risultati che si potrebbero ottenere. La volumizzazione delle labbra è attualmente uno dei trattamenti maggiormente richieste anche dai giovanissimi. Addirittura, infatti, assistiamo a minorenni che vengono accompagnati solitamente dalle madri che sostengono eventuali richieste. Considerando che i genitori a volte colludono con le richieste non realistiche se non addirittura inadeguate dei figli minori, qui entra in gioco il ruolo del Medico Estetico che ha il compito di valutare l’adeguatezza della richiesta e, nel caso in cui la richiesta risultasse pertinente, di guidare il paziente nel riconoscere l’importanza di rispettare le proporzioni in modo da ottenere un risultato armonico.  Il prof. Massirone sottolinea “la Selfie-Dismorfia/Zoom Dismorfia ecc. sono problematiche molto ben conosciute, che con la pandemia hanno visto un’impennata, affliggendo un certo numero di pazienti che si rivolgono alla nostra attenzione. E qui entra in gioco il ruolo del medico, estremamente importante, affinché si accorga della problematica, spesso latente, e cerchi di controllarla senza lasciarsi condurre nella scelta dei trattamenti dalla mania del paziente”.

L’abuso di ritocchi

Cosa può nascondere l’abuso di ritocchi e quando il medico estetico deve essere affiancato da uno psicologo o psichiatra? Il prof. Massirone chiarisce il fatto che nel lavoro di medico estetico si incontrano spesso persone  preoccupate per delle imperfezioni e dei difetti nel loro corpo, anche se non sempre questo corrisponde alla realtà. “A volte – aggiunge – risulta necessario coinvolgere una figura professionale che si occupi nello specifico di salute mentale. Riconoscere un concomitante disturbo da dismorfismo corporeo e/o tratti di personalità come paura eccessiva del giudizio degli altri, perfezionismo e aspettative irrealistiche permette a noi professionisti di curare e prenderci cura del paziente a 360 gradi al fine di riassicurare un ritrovato ben-essere psico-fisico”.

Gli interventi, il medico può dire di no

Il medico indubbiamente ha il dovere di dire ‘no’ in diversi casi. “Quando una richiesta è sproporzionata rispetto all’inestetismo da correggere visto da una prospettiva di armonia di viso e/o corpo. Per esempio, quando giovani chiedono l’utilizzo di più fiale per volumizzare le labbra o ancora nel caso di pazienti non più giovani con pelli molto segnate e rugose con segni tangibili dell’aging che chiedono solo di aumentare le labbra senza pensare parallelamente a migliorare la Skin Quality – afferma il prof. Massirone. – Quando vengono richiesti trattamenti non adeguati al raggiungimento dell’obiettivo, per esempio l’utilizzo di tossina botulinica in pazienti molto giovani, caso in cui sono sufficienti trattamenti alternativi più soft come la biorivitalizzazione o i peeling. Un altro esempio è la richiesta di liposuzione quando possono essere sufficienti trattamenti meno invasivi come l’intralipoterapia, la carbossiterapia e la cavitazione medica. In caso di trattamenti pregressi che potrebbero interferire con il trattamento in essere come i filler semipermanenti o permanenti che potrebbero creare problemi immunitari a distanza. Quando sono presenti concomitanti patologie psicologiche (anche non già diagnosticate) come la dismorfofobia. Il compito del vero professionista è di non perdere mai di vista la giusta direzione, l’etica e la sicurezza del paziente. Il buon medico non è quello che fa di tutto per accontentare le volontà estreme dei pazienti, ma quello capace di dire ‘no’ quando serve. Infatti, oltre al fatto che le procedure estreme non sono spesso compatibili con un risultato armonico e naturale, espongono ad un incremento dei rischi di possibili complicanze: correzioni e procedure esagerate che, oltre a dare origine a risultati discutibili espongono i pazienti a rischi ingiustificati”.