La medicina e la chirurgia rigenerativa rappresentano oggi la nuova frontiera della ricerca medica teorica e applicata e su di esse si incardina il maggior numero delle proposte correnti utili alla pratica dell’Estetica Medica.
La componente rigenerativa è divenuta parte irrinunciabile della moderna Chirurgia Plastica, nei suoi tre aspetti di chirurgia riparativa, ricostruttiva ed estetica, consentendo il superamento dei limiti tecnici dell’atto chirurgico e i limiti biologici della guarigione dei tessuti viventi. La moderna pratica della Medicina Estetica a sua volta si sostanzia prevalentemente di tecniche e metodiche il cui razionale è basato sull’obiettivo di stimolare la rigenerazione cellulare.
La medicina rigenerativa applicata all’estetica consegue il proprio specifico obiettivo di restituire funzione e integrità a parenchimi e tessuti danneggiati sia introducendo nell’organismo biomateriali sintetici (es. fillers, fili rivitalizzanti), cellule staminali (lipofilling), fattori di crescita (plasma arricchito di piastrine, cellule mononucleate…) variamente associati tra di loro sia stimolando le funzioni cellulari con l’ausilio di energie fisiche (laser, luci pulsate, radiofrequenze, onde d’urto, pressione negativa…) e chimiche (CO2, O2). Recentissime acquisizioni sembrerebbero indicare anche nell’oculata gestione del microbiota la possibilità di modulare i processi rigenerativi cellulari.
Tutto ciò è reso possibile dalla conoscenza sempre più approfondita dei meccanismi sottesi al processo biologico della rigenerazione, consentendo alle nuove tecnologie di agire a livello cellulare, subcellulare e molecolare.
Tali procedure sono difficilmente attribuibili a un solo ambito, medico o chirurgico. Medicina e Chirurgia Estetica appaiono, rispetto a questo aspetto, sempre più embricate, l’una, per definizione invasiva, praticata al tavolo operatorio ma valorizzata e talora sostituita dall’altra, non più da considerare priva di invasività (pensiamo all’aggressività dell’energia laser) ma diversamente invasiva.
Si sta profilando all’orizzonte un futuro in cui il controllo dei processi rigenerativi ci consentirà di rendere sempre meno invasivo il gesto terapeutico, sia finalizzato sia alla guarigione da malattia sia finalizzato al miglioramento dell’estetica, facendo ricorso esclusivamente alla modulazione delle cellule e dei tessuti del paziente.
Non posso fare a meno di ricordare una deliziosa scenetta del film “Star Trek IV: The Voyage Hom”, in cui uno dei protagonisti, provenienti dal futuro e in costante divertente confronto con le arretratezze della società americana della fine del XX secolo, riesce ad impedire un “barbarico” (sic) trapianto di rene semplicemente somministrando all’operando una magica pastiglietta in grado di far ricrescere in pochi minuti un rene nuovo di zecca!
Sull’onda della rigenerazione, in un futuro non lontano, i confini tra chirurgia e medicina saranno davvero dissolti, realizzando l’auspicio dipinto sulla volta della storica aula di anatomia dell’Università di Pavia, dove Medicina e Chirurgia, raffigurate come due antiche dee, si stringono la mano (Ndr: in foto).