Citochine e genesi della depressione nella psoriasi

Le persone affette da psoriasi presentano, in una notevole percentuale dei casi, un concomitante disturbo depressivo: l’associazione è ben giustificabile considerando l’impatto delle lesioni cutanee sulla qualità di vita, le limitazioni in ambiente lavorativo e sociale, i pregiudizi ancora largamente diffusi. Si va anche delineando una moderna “ipotesi citochimica della depressione”, secondo cui l’infiammazione stessa potrebbe agire in modo diretto nel mediare gli eventi endocrini e neurochimici alla base del disordine depressivo.

di Elena Marinello, Ilaria Coati, Dennis Linder

Clinica Dermatologica, Università degli Studi di Padova

 

La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della cute conosciuta fin dall’antichità, con una prevalenza stimata attorno al 4%. Nel malato di psoriasi le chiazze eritemato-desquamative compaiono nelle sedi tipiche quali gomiti, ginocchia, regione sacrale, cuoio capelluto, mani, potendo estendersi nei casi gravi all’intera superficie corporea, in particolare coinvolgendo anche il viso e le mani, con ovvie conseguenze sul piano psicologico e sociale. La malattia è caratterizzata da frequenti comorbidità − quali coinvolgimento articolare, sindrome metabolica, depressione, abuso di alcolici e altre patologie − e da un importante impatto sulla qualità della vita dei pazienti, che soffrono di problemi di socializzazione, e vivono esperienze di rifiuto sul lavoro, nel tempo libero e nei rapporti interpersonali da parte di altre persone: queste reagiscono negativamente alla vista delle lesioni cutanee, e temono che la malattia sia contagiosa.

Si ritiene che i pazienti psoriasici abbiano, per esempio, maggior incidenza di divorzio, problemi sul lavoro, maggior rischio di disoccupazione, affrontino più frequentemente problemi economici e, nel complesso, vivano una vita “meno felice” rispetto al soggetto sano medio. L’alterazione dell’aspetto fisico indotta dalla psoriasi causa pertanto insicurezza, riduzione dell’autostima, difficoltà relazionali, molti pazienti provano costantemente imbarazzo per la malattia e spesso riducono, per esempio, l’attività sportiva, per evitare di spogliarsi davanti agli altri. Specialmente nei giovani, in cui è più delicato il meccanismo di gratificazione/autostima e maggiore l’importanza dell’immagine corporea, si presentano disagio e difficoltà a instaurare nuovi rapporti, disfunzioni sessuali, paura del giudizio degli altri. Tali difficoltà sul piano psicosociale non possono non avere conseguenze: è stata evidenziata un’associazione tra psoriasi e patologie psichiatriche di grave entità quali ansia, depressione, disturbo bipolare e suicidio; in particolare, la depressione sembra essere il disturbo maggiormente rappresentato tra le comorbidità psichiatriche (fino al 50% dei pazienti) nella popolazione psoriasica. Anche altre malattie cutanee infiammatorie (acne, dermatite atopica, alopecia) sono presumibilmente associate ad ansia e depressione: uno studio del 2006 su 539 pazienti dermatologici ha individuato nel 38% di questi patologie psichiatriche catalogate nel DSM-IV, con prevalenza di ansia e depressione. L’associazione tra malattie croniche della cute e depressione non può stupire: facilmente si arriva a comprendere come un disturbo che può coinvolgere parti visibili del corpo, con lesioni cronico-recidivanti che rappresentano un problema sociale ed estetico per il paziente, possa influenzare la comparsa di insicurezze, ansie e frustrazioni nel soggetto affetto (e, ricordiamolo, nel soggetto predisposto – ovviamente la personalità del paziente sarà determinante nella comparsa di una comorbidità psichiatrica in presenza di una dermatosi cronica). Già uno studio del 1999  rilevava nel 90% di un gruppo di pazienti esaminati turbe psichiatriche, e nel 54% di essi depressione con ideazioni suicidarie; di questi ultimi il 70% aveva un PASI superiore a 20, il che ci fa ben comprendere come la gravità della manifestazione clinica possa influire sull’insorgenza di depressione.

È comunque importante porre l’accento sul fatto che la gravità clinica e l’impatto sulla qualità della vita del paziente non sono sempre correlate. Altri fattori, quali la parte del corpo coinvolta e la personalità del paziente, svolgono un ruolo determinante: una psoriasi lieve che colpisca “solo” viso, mani o genitali può causare più sofferenza di una psoriasi con lesioni marcate e diffuse che tuttavia risparmino queste zone sensibili e colpiscano per esempio il tronco e le estremità inferiori.