Pubblichiamo di seguito l’editoriale del direttore scientifico di Dermakos, Enzo Berardesca, uscito sull’ultimo numero della rivista. 

Il burnout, in generale, è un disturbo psicologico che si manifesta come una sensazione di stanchezza emotiva, esaurimento fisico e mentale e una diminuzione della motivazione e dell’efficacia sul lavoro. È spesso causato da un carico di lavoro eccessivo, stress cronico e mancanza di supporto sociale.

Nel contesto medico, il burnout può essere causato da una serie di fattori, tra cui l’elevato volume di lavoro, il confronto con la sofferenza dei pazienti, la mancanza di risorse e supporto, e la pressione per raggiungere obiettivi prestabiliti.

Secondo la Fadoi (società scientifica degli internisti) la metà dei medici e degli infermieri che lavorano in ospedale sono così stressati da andare incontro alla sindrome di burnout e la metà di coloro che sono pesantemente sotto stress dicono di pensare di licenziarsi entro la fine dell’anno.

I lavoratori della sanità sono depressi, stressati e in perenne carenza di sonno per orari di lavoro che vanno ben oltre il lecito, con carichi impossibili da gestire. Le grandi difficoltà di organico del sistema sanitario nazionale producono grandi difficoltà per i pazienti, ma anche per coloro che ci lavorano. Nelle donne, l’incidenza è ancora maggiore, in quanto permane la difficoltà di coniugare il tempo di lavoro con quello assorbito dai figli e dalla famiglia in generale. Anche se poi c’è un inedito e positivo rovescio della medaglia, costituito dalla larga maggioranza di medici e infermieri ancora gratificati dal proprio lavoro e dal rapporto con i pazienti.

Un altro fattore che influisce è l’età, visto che il burnout è meno diffuso tra i più giovani e riguarda circa il 30% degli under 30.

Lo stress porta anche ad aumentare il rischio di malpractice. Uno studio condotto dalla Johns Hopkins University School of Medicine e dalla Mayo Clinic del Minnesota ha rilevato almeno un errore grave nel corso dell’anno nel 36% dei camici bianchi in burnout. Percentuale che, proiettata sul totale dei medici italiani, darebbe un totale di oltre 20mila errori l’anno.

Inoltre, «l’influenza del burnout sulle malattie professionali è un fatto oramai acclarato dalla letteratura scientifica – dice il presidente Fadoi –. Il rischio di infarto del miocardio e di altri eventi avversi coronarici è, infatti, circa due volte e mezzo superiore in chi è in burnout, mentre le minacce di aborto vanno dal 20% quando l’orario di lavoro non supera le 40 ore settimanali, salendo via via al 35% quando si arriva a farne 70. Evento sempre meno raro con il cronico sottodimensionamento delle piante organiche ospedaliere».

La pandemia di Covid-19 ha aggravato ulteriormente la situazione, mettendo i medici sotto una pressione ancora maggiore e aumentando il loro rischio di esaurimento professionale e di stress psicologico. Nonostante tutto questo, i budget e gli investimenti dei vari governi dedicati alla sanità sono sempre più ristretti e non si vede un chiaro cambiamento di tendenza.