Una buona comunicazione tra medico e paziente aiuta ad aumentare la compliance, fondamentale per il buon successo della terapia. Se i pazienti sono adolescenti, abituati a fare ricorso ogni giorno ai telefoni cellulari, gli sms possono diventare uno strumento molto efficace con cui i medici possono incrementare la compliance della cura. Da questi due presupposti è nata l’idea dell’Acne Smart Club, un progetto innovativo per la cura dell’acne ideato e sperimentato da Gabriella Fabbrocini, responsabile presso l’Università di Napoli Federico II dell’ambulatorio dedicato a questa patologia, in collaborazione con Giuseppe Monfrecola, direttore della Scuola di specializzazione di Dermatologia e Venereologia presso la medesima università.
160 adolescenti, affetti da diversi livelli di gravità di acne, sono stati monitorati nel corso di 12 settimane di trattamento, ed è emerso che la compliance aumenta se i pazienti sono sollecitati con sms durante la somministrazione del trattamento. «I teenager avvisati tramite sms – sottolinea la professoressa Fabbrocini – hanno ottenuto complessivamente, sotto vari fronti, risultati nettamente migliori rispetto a quelli cui, invece, non veniva inviato alcun promemoria».
Nelle fasi iniziali del progetto i pazienti avvisati (sms group) e quelli non avvisati (control group) in media si sottoponevano ad automedicazione 4 giorni su 7, mentre alla fine della fase di monitoraggio i pazienti seguiti a casa con sms arrivavano ad automedicarsi per tutta la settimana, mentre gli altri soggetti si sottoponevano a cure solo 5 giorni su 7.
Sono inoltre risultati significativi anche i dati relativi a due indici internazionali sulla qualità della vita, finalizzati alla valutazione del disagio del paziente in merito all’acne. Nei soggetti inclusi nel “sms group” l’indice CADI (Cardiff Acne Disability Index) è risultato sensibilmente ridotto, passando da 9, all’inizio del monitoraggio, a 2 alla fine del monitoraggio, mentre negli adolescenti del “control group” le differenze riscontrate sono decisamente meno sensibili (da 8 a 5). «Un dato estremamente rilevante − osserva Gabriella Fabbrocini − perché da esso risulta evidente che anche il disagio del paziente nei confronti di una malattia invalidante esteticamente diminuisce dove c’è un miglior rapporto tra medico e paziente e un’efficiente comunicazione che si adatta al target dell’utenza».