Ricostruzione mammaria: nuovi materiali e nuove protesi

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Ricostruzione mammariaNuovi materiali, protesi più leggere, iniziative delle associazioni: si è parlato delle novità nell’ambito della ricostruzione mammaria al 64° Congresso Sicpre (Società italiana di chirugia plastica ricostruttiva ed estetica). Presentati i nuovi materiali ADM e Mesh, ovvero rispettivamente matrici dermiche di derivazione animale e reti, assorbibili o non riassorbibili, che hanno lo scopo di contribuire a coprire la protesi, per un maggiore comfort per la paziente e un miglior risultato estetico. «La ricostruzione oggi è sempre più ibrida – dice Maurizio Nava, tra i relatori della sessione dedicata alla ricostruzione mammaria – sempre più facilmente si ricorre a protesi ed espansori, i device più tradizionali, ma anche a grasso e nuovi materiali. I risultati, anche in termine di simmetria con l’altra mammella e di naturalezza della forma, sono molto buoni». Esprime invece cautela sui nuovi materiali, Enrico Robotti, past president Sicpre: «La pratica ci ha dimostrato che, se si vogliono evitare come i sieromi, ADM e Mesh vanno utilizzati solo in casi ben specifici. E la prima indicazione è relativa alla dimensione: l’ideale sono le mammelle medio-piccole».

Si è parlato, poi, di nuove protesi. Presentato al congresso, e appena pubblicato sull’Aesthetic Surgery Journal, il primo studio scientifico relativo alle nuove protesi B-lite, che utilizzano un materiale straordinariamente resistente e altrettanto leggero: «Queste protesi sono riempite da silicone medico, proprio come le altre protesi comunemente usate, ma con l’aggiunta di microsfere di vetro borosilicato, un materiale inerte in grado di creare una fitta rete di legami chimici con il gel di silicone» ha spiegato Roy De Vita, primario di Chirurgia plastica e ricostruttiva presso l’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena di Roma. «Il risultato è una protesi dalle caratteristiche fisiche analoghe a quelle attuali che a parità di volume pesa almeno il 30% in meno e che, inoltre, risulta più radiotrasparente rispetto a quelle tradizionali».

Infine, una sessione di lavori è stata dedicata al ruolo delle associazioni attive nella lotta contro il tumore al seno. Tre quelle che hanno presentato i loro progetti: Europa Donna, nata 21 anni fa e oggi presente in 47 paesi dell’Europa allargata, grazie al cui impegno la ricostruzione non è più carico della paziente e si è giunti in Italia a recepire la norma europea che istituisce le Breast Unit; la Fondazione Umberto Veronesi, attiva, invece, nel sostegno alla ricerca scientifica tramite erogazione di numerose borse di studio, e impegnata, in contemporanea, in un’attività di sensibilizzazione rivolta alle donne di tutta Italia e di tutte le età; infine SenoNetwork Italia onlus, il cui scopo è divulgare tra le varie Breast Unit buone pratiche, case history e casistiche: una realtà che raccoglie i centri specializzati dopo averne verificato le caratteristiche, le dotazioni e i volumi di attività con un apposito questionario.