Il fenomeno di Raynaud è una manifestazione piuttosto comune tra la popolazione, in particolare quando le temperature sono basse, ed è riconoscibile a un rapido sguardo: le dita delle mani e dei piedi diventano prima pallide e biancastre, poi blu-violacee o rosse, provocando formicolio intenso e dolore.
Benché si tratti di un fenomeno transitorio che non causa danni importanti, non andrebbe sottovalutato, poiché le ultime ricerche scientifiche, sottolinea la Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia (FIRA), evidenziano che lo si può considerare spesso un vero e proprio campanello d’allarme, in quanto possibile sintomo molto precoce di diverse patologie.
«Il fenomeno di Raynaud è un disordine molto frequente: coinvolge circa il 3-5% della popolazione generale, con maggiore prevalenza nelle donne, soprattutto sotto i 50 anni, mentre per gli uomini sembra che siano il fumo di sigaretta e l’età ad aumentarne l’incidenza. Oltre alle basse temperature, può essere innescato da stimoli emotivi o stress», sottolinea la professoressa Serena Guiducci, professore associato dell’Università degli Studi di Firenze, Direttore SODc Reumatologia Azienda Ospedaliera Careggi e membro del Comitato Scientifico di FIRA.
Di solito le sedi interessate sono le piccole arterie delle dita delle mani e dei piedi, ma possono essere coinvolte anche altre regioni corporee, per esempio nelle donne sono stati descritti episodi al capezzolo (soprattutto in allattamento), alla lingua, all’elice dell’orecchio o alla punta del naso. Questo cambiamento di colore è causato da una transitoria ed episodica riduzione del flusso di sangue alle estremità del corpo, che può durare da qualche secondo a qualche minuto e si può ripetere più volte di seguito, ed è riferito dal paziente come mani e/o piedi freddi con discolorazione.
«Diverse ricerche scientifiche hanno messo in luce un aspetto importante di questo disturbo, individuando due tipi di fenomeno di Raynaud: primario o idiopatico, che non ha legami con altre patologie, e secondario, in quanto primo campanello d’allarme di una malattia reumatologica, come la sclerosi sistemica (SSc), il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide, la sindrome di Sjogren, la dermatomiosite o la polimiosite», aggiunge Guiducci. «Diverse altre patologie possono poi esserne la causa: vascolari, di origine compressiva o infiammatoria; vaso-occlusive, come le alterazioni trombofiliche o anche fenomeni paraneoplastici; polmonari o cardiovascolari, e può essere determinato anche da sostanze chimiche o farmaci come i beta-bloccanti, ampiamente utilizzati per le malattie cardiache. Sebbene nella maggior parte dei casi si tratti di una forma idiopatica benigna (dal 50% fino al 90% secondo diversi studi), tutti i soggetti con fenomeno di Raynaud vanno indagati al fine di individuare quelli con una condizione sottostante scatenante. È importante quindi eseguire indagini di inquadramento personalizzate secondo la storia clinica del paziente e/o la presenza di ulteriori sintomi».
La terapia del fenomeno di Raynaud dipende sostanzialmente dalla presenza o meno di una malattia sistemica come causa sottostante. In tutte le forme è indispensabile ridurre o eliminare i fattori di rischio o scatenanti, quali il fumo di sigaretta, l’uso di sostanze ad attività vasospastica (ad esempio il caffè), lo stress emotivo e l’esposizione ambientale al freddo. Nelle forme più severe si può consigliare l’uso di vasodilatatori sistemici per via orale (calcioantagonisti), anti aggreganti o vasodilatatori per via infusiva.
«Grazie alla ricerca si sono fatti importanti passi avanti nel trattamento di malattie reumatologiche anche severe, come le connettiviti, la sclerosi sistemica e il lupus eritematoso sistemico, ma è importante perseguire una diagnosi precoce o molto precoce, che può consentire di trattare ogni paziente nella sua ‘finestra di opportunità’ rappresentando un vero e proprio punto di svolta nella gestione di queste malattie – sottolinea il professor Carlomaurizio Montecucco, Presidente di FIRA e ordinario di Reumatologia dell’Università di Pavia al Policlinico San Matteo–. I pazienti con fenomeno di Raynaud che risultano affetti da o a rischio di connettiviti sistemiche vanno quindi rigorosamente seguiti nel tempo con follow-up periodici, mantenendo un canale di comunicazione attivo con il proprio reumatologo per evidenziare eventuali variazioni cliniche ed intervenire tempestivamente nel modo più corretto ed efficace».