Disturbi psicosomatici e pelle: così la cute dice come stiamo dentro

0
1217
Disturbi psicosomatici e pelle: così la cute ci dice come stiamo dentro

Disturbi psicosomatici e pelle: così la cute ci dice come stiamo dentro

Mens sana in corpore sano: il celebre detto del poeta latino Giovenale ricorda come mente e corpo siano interconnessi tra loro e si influenzino a vicenda. Prendersi cura del proprio corpo, al pari della propria mente è, quindi, fondamentale per stare bene ed essere in salute.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia». Tale definizione evidenzia come la salute non possa essere circoscritta al solo benessere fisico e inserisce l’aspetto psicologico a pieno titolo tra i fattori fondamentali che la condizionano.

Prova dell’interconnessione tra corpo e mente sono le reazioni fisiologiche provocate dagli stati emotivi: arrossire per l’imbarazzo, sbiancare di paura, sudare freddo per lo stress sono solo alcuni dei modi con cui il corpo dà voce alle emozioni.

La pelle, in particolare, è il luogo privilegiato in cui gli stati mentali trovano una manifestazione fisica: nessun altro organo reagisce, infatti, alle sollecitazioni psichiche in modo tanto rapido ed espressivo quanto la pelle.

Le funzioni della pelle

La pelle, che si estende per quasi 2 m² e costituisce oltre il 15% del peso totale corporeo, non è semplicemente un tessuto di rivestimento, ma svolge un ruolo chiave nell’omeostasi dell’organismo.

Grazie alla sua funzione termostatica, immunitaria, secretiva e respiratoria, la cute protegge il corpo e gli consente di mantenere costanti e ottimali le proprie condizioni interne al variare di quelle ambientali.

Attraverso l’epidermide, lo strato più superficiale della cute, l’organismo riceve informazioni tattili e sensoriali e, a sua volta, è in grado di esprimere emozioni e sensazioni, in uno scambio continuo e bidirezionale con la realtà esterna.

Ogni centimetro quadrato della nostra pelle possiede, infatti, circa 130 recettori tattili che ci permettono di leggere il mondo che ci circonda e interagire con esso. Per questo la cute è anche la parte del corpo più esposta all’altro, è la sede degli abbracci e delle carezze e una zona di incontro ravvicinato e intimo.

Il legame tra pelle e mente è rintracciabile fin nelle primissime fasi di sviluppo dell’individuo. Tra i cinque sensi il tatto è il primo a formarsi ed è, per il feto, il principale mezzo di contatto con l’ambiente uterino e con la madre.

Disturbi psicosomatici e pelle

La pelle e il sistema nervoso derivano dallo stesso foglietto embrionale, l’ectoderma, e per questo sono destinati a mantenere una correlazione profonda per tutto l’arco della vita dell’individuo.

La cute è, inoltre, un organo con una forte espressività e l’unico tessuto del corpo umano a essere visibile all’esterno: per questo è una delle aree più interessate dalla somatizzazione, un fenomeno che porta a esprimere su un organo o un apparato corporeo una sofferenza psichica mediante la comparsa di sintomi fisici ricorrenti.

«I disturbi psicosomatici sono così definiti in quanto vedono il coinvolgimento sia della psiche, ovvero la mente in greco antico, sia del soma, il corpo. Sono fenomeni caratterizzati dalla presenza di sintomi fisici di diversa natura che non trovano riscontro in una condizione medica definita. Con buona probabilità, scaturiscono da una difficoltà emotiva dell’individuo e sono, quindi, di matrice psicologica – spiega la dottoressa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e direttore clinico del servizio di psicologia online e Società Benefit Unobravo – . I fenomeni psicosomatici spesso fanno la loro comparsa quando l’organismo è sottoposto a una condizione di stress e angoscia che si protrae sul lungo periodo. Altre volte, invece, possono essere conseguenza della difficoltà a riconoscere, esprimere e liberare le proprie emozioni. Anche stati d’ansia trascinati nel tempo, difficoltà a gestire la rabbia o rancori irrisolti possono portare all’insorgere di questa tipologia di disturbi. Non sono, dunque, le emozioni in sé a determinare la comparsa di fenomeni psicosomatici, bensì un’esposizione prolungata condizioni di estrema sofferenza emotiva. Quando l’individuo si trova a vivere situazioni di stress o di sofferenza che perdurano nel tempo oppure ha difficoltà ad elaborare un evento traumatico, come una perdita, un lutto o un abbandono, il disagio che ne deriva può trovare una propria via di espressione e sfogo nel corpo, attraverso la manifestazione dei disturbi psicosomatici».

Somatizzazioni

Oltre alla cute, i disturbi psicosomatici possono interessare molte altre aree del corpo, come l’apparato gastrointestinale, cardiocircolatorio e urogenitale.

La somatizzazione può anche causare disturbi neuromuscolari, quali cefalea, emicrania, formicolii, tremori da ansia e dolori muscolari.

La forte correlazione che intercorre tra sistema nervoso e cute, però, fa sì che la pelle sia un’area particolarmente soggetta alle patologie psicosomatiche.

La cute è complesso tessuto sensoriale che comunica con il sistema nervoso, il sistema endocrino e il sistema immunitario e la sua salute è, pertanto, strettamente legata al corretto svolgimento di tutte tre queste funzioni.

Stress, distress psicologico e vissuti emotivi complessi da gestire possono compromettere il delicato equilibrio tra questi sistemi e agire come elementi scatenanti nello sviluppo di malattie cutanee.

Cute e ormoni

Un ruolo importante è giocato dalla relazione tra ansia e ormoni. Quando siamo stressati il corpo produce degli ormoni dello stress che, una volta rilasciati nel circolo sanguigno, arrivano alla cute, rendendola più secca, sensibile e facilmente arrossabile.

In alcuni casi, queste lievi manifestazioni cutanee possono esacerbarsi e dare vita a vere e proprie patologie.

Alcune delle somatizzazioni più diffuse sono: iperidrosi, prurito, orticaria cronica, acne, dermatite, psoriasi, eczema atopico, herpes, alopecia areata, verruche e irritazioni croniche.

A volte, i disagi psicologici possono anche trovare una propria espressione esteriore nei comportamenti autolesionisti aventi come oggetto il corpo e la cute. L’onicofagia, la dermatillomania o la tricotillomania spesso non sono altro che una manifestazione esteriore di squilibri che hanno un’origine ben più ampia e profonda.

Pelle e psicologia

«La pelle è il teatro in cui le nostre emozioni prendono vita. Dermatiti, pruriti e sfoghi sono spesso dei segnali da cogliere, oltre che delle patologie da curare. In moltissimi casi si può ravvisare una stretta correlazione tra il disagio psichico esperito e la sua manifestazione corporea. Nel caso di un lutto o di esperienze traumatiche, per esempio, un disturbo che insorge di frequente è l’alopecia areata, attraverso cui elaboriamo la fine di un legame e comunichiamo il nostro malessere più profondo — ha sottolineato la dottoressa Valeria Fiorenza Perris —. Le dermatiti, invece, spesso raccontano delle nostre difficoltà ad aprirci e a stabilire un rapporto intimo con l’altro. La psoriasi, a livello simbolico, può essere vista come una corazza protettiva. Di frequente dà voce a un bisogno acuto di porre una barriera tra noi e il resto del mondo, un tentativo di difenderci dalle minacce esterne e di proteggere la nostra interiorità. Attraverso queste e altre manifestazioni psicosomatiche della cute, il corpo sembra, quindi, invitarci all’autoriflessione e ad una presa di coscienza di noi, delle nostre paure, ansie e preoccupazioni».