È stata autorizzata anche in Italia la rimborsabilità di baricitinib, inibitore orale delle Janus chinasi, in una doppia classe di pazienti: adulti affetti da alopecia aerata severa o da dermatite atopica severa. La rimborsabilità fa seguito sia a studi di efficacia e sicurezza per entrambe le patologie, sia alla precedente autorizzazione dia parte dell’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) all’uso di bariticinib per la dermatite atopica moderata severa nel 2020 e per l’alopecia areata severa nel 2022. Lo annuncia Ely Lilly, l’azienda produttrice.

La molecola

Bariticinib è un inibitore orale delle Janus chinasi, enzimi coinvolti nei processi immunitari e infiammatori di diverse patologie. Già noto e impiegato con successo terapeutico nella gestione dell’artrite reumatoide, nel trattamento della quale ha mostrato un buon profilo di sicurezza, bariticinib riceve l’autorizzazione di rimborsabilità in fascia H in pazienti candidati a terapia sistemica affetti da alopecia areata severa e da dermatite atopica severa in associazione a corticosteroide topico.

Gli studi BREEZE riguardanti la dermatite atopica attesterebbero l’azione rapida e lenitiva sul prurito, con esiti positivi anche sulle lesioni cutanee. La molecola si aggiunge, dunque, fra le opportunità di trattamento sistemico della dermatite atopica, ad oggi ancora numericamente scarse.

Nella alopecia areata, gli studi BRAVE ne attesterebbero il buon profilo di efficacia e sicurezza: bariticinib è dunque, il primo e attualmente  unico farmaco approvato nel trattamento di pazienti con forme di malattia severa.

Le implicazioni delle malattie

La comunità scientifica guarda con soddisfazione alla rimborsabilità della molecola non solo in relazione all’ampliamento del ventaglio terapeutico, ma che per i benefici effetti che potrebbe apportare sul controllo e contenimento delle manifestazioni secondarie alla malattia, importanti, invalidanti e impattanti sull’intero sistema, in termini di costi socio-assistenziali.

«Le persone con dermatite atopica affrontano quotidianamente disturbi legati al prurito che impatta per il 70% di loro sulla qualità di vita con gravi ripercussioni anche in ambito socio-relazionale», ha ricordato il professor Antonio Costanzo, direttore dell’Unità Operativa di Dermatologia-Humanitas, in occasione della conferenza stampa indetta da Ely Lilly. A questi disturbi si aggiungono quelli del sonno (52,5% dei casi), ansia (58,5%), problemi sul lavoro (42,5%) con perdita di 21 giorni all’anno di produttività, allontanamento da luoghi pubblici come le piscine e diverse altre implicazioni.

Il dato critico riguarda anche i numeri della malattia: 5-8% di italiani adulti colpiti da dermatite atopica con manifestazioni spesso nella fase più attiva della vita, in gran parte dei casi tra 20-40 anni e in misura maggior tra le donne.

Non va meglio per l’alopecia areata, che interessa poco meno di 118mila italiani, di cui il 66% con meno di 30 anni e solo il 20% con oltre 40 anni. «Si tratta di una patologia di cui si parla poco, quasi fosse una colpa o qualcosa di contagioso – ha aggiunto Bianca Maria Piraccini, direttrice della UOC Dermatologia IRCCS Policlinico di Sant’Orsola Università degli Sudi di Bologna –, ma che ha gravi ripercussioni sulla stabilità emotiva, la vita privata e sociale di chi ne è colpito».

La perdita a chiazze o totale di capelli, ciglia, sopracciglia, segni distintivi della malattia, può comparire a qualsiasi età, senza distinzione di genere: ciò può ingenerare disagio psicologico con conseguenti ansia, paura, preoccupazione, depressione, elevati livelli di stress, manifestati dal 62,5% dei pazienti, dismorfismo corporeo, fobia sociale, fino all’aumento del rischio suicidiario.

Sono poi da considerare possibili sviluppi clinici: nel 40% dei casi i pazienti manifestano successive patologie autoimmuni, fra cui diabete mellito, atopia, celiachia, vitiligine.