Uno studio ha indagato l’efficacia di un training personalizzato sulla protezione della pelle associato all’uso regolare di creme contenti ceramidi rispetto ad altre creme per migliorare la dermatite da contatto delle mani

La dermatite da contatto alle mani è la più comune malattia cutanea correlata al lavoro, dovuta al contatto con agenti irritanti e sensibilizzanti quali acqua e guanti. I lavoratori più colpiti sono quelli esposti a lavori umidi, come gli operatori sanitari, i parrucchieri, gli addetti alle pulizie e gli operatori del settore alimentare.

La prevenzione rappresenta un tassello cruciale. Difatti, il mantenimento dell’integrità della barriera cutanea è fondamentale sia per prevenire la dermatite da contatto delle mani sia per scongiurare la ricorrenza dei sintomi nei lavoratori con precedenti dermatiti da contatto.

Per la prevenzione è importante evitare il contatto diretto della pelle con agenti irritanti e sensibilizzanti, utilizzare creme idratanti e, nelle procedure di pulizia, detergenti poco aggressivi. Precauzioni, queste, che vengono suggerite in pazienti con malattie cutanee professionali e possono portare a una riduzione dei segni clinici e a un miglioramento dei segni di danno della barriera cutanea.

Le creme contenenti ceramidi vengono suggerite come trattamento di eccellenza per migliorare la funzione di barriera cutanea.

Obiettivo di uno studio condotto in Italia dalle Università di Trieste e Padova e pubblicato su Dermatitis è stato quello di indagare l’efficacia di un training personalizzato sulla protezione della pelle associato all’uso regolare di creme contenti ceramidi rispetto ad altre creme per migliorare la dermatite da contatto delle mani.

Lo studio

È stato condotto uno studio randomizzato a doppio centro che ha arruolato lavoratori con dermatite da contatto delle mani. Tutti i lavoratori hanno ricevuto una formazione personalizzata. L’intervento consisteva nell’applicazione tre volte al giorno dell’emolliente di studio. Il braccio di controllo ha utilizzato un emolliente a scelta senza ceramide, a seconda delle necessità. L’esito primario era il miglioramento della dermatite delle mani a 1 e 3 mesi di follow-up.

I criteri di inclusione erano la dermatite da contatto delle mani e il consenso a partecipare allo studio; i criteri di esclusione erano dermatiti che coinvolgevano altre sedi corporee e la terapia cronica con farmaci immunosoppressori che potevano interferire con il risultato.

Tutti i pazienti hanno ricevuto un training personalizzato con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’adozione di comportamenti preventivi (uso regolare di emollienti) e del rischio derivante dall’esposizione della pelle a sostanze irritanti e detergenti forti, redatto sulla base delle esperienze descritte in letteratura.

Dopo il training, hanno ricevuto un opuscolo che riassumeva le misure preventive da applicare. Per standardizzare la gravità dell’eczema delle mani è stato utilizzato il punteggio HECSI – Hand Eczema Severity Index, cioè l’indice di gravità dell’eczema delle mani.

In totale, sono stati arruolati 102 pazienti. Il miglioramento della dermatite è stato riscontrato, rispettivamente, nel 40%, 52,5%, nei pazienti del gruppo di controllo, e nel 50% e 63% nel gruppo crema con ceramidi, al primo e al secondo follow-up.

L’uso di crema con ceramidi è stato significativamente associato a un miglioramento della dermatite (odds ratio 2,6; intervalli di confidenza al 95% 1,30-5,2), analizzata utilizzando la stima equa generalizzata durante il follow-up.

Le conclusioni

Lo studio ha dimostrato che un intervento educativo personalizzato può migliorare i segni e i sintomi nei pazienti con dermatite delle mani e l’uso di una crema con ceramidi ha portato ad un miglioramento più significativo durante i 3 mesi di follow-up.

F. Larese Filon, P. Maculan, M. A. Crivellaro et al., Effectiveness of a Skin Care Program With a Cream Containing Ceramide C and a Personalized Training for Secondary Prevention of Hand Contact Dermatitis, Dermatitis. 2023 Mar-Apr;34(2):127-134. doi: 10.1089/derm.2022.29002.flf

 

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