Tumori della pelle: investire in prevenzione e ricerca

Ketty Peris
Ketty Peris , direttore della Clinica dermatologica Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico A. Gemelli di Roma

 

Il numero di casi di neoplasie della pelle è in continua crescita in tutti i Paesi del mondo, inclusa l’Italia: l’incidenza del melanoma è quasi triplicata in poco meno di un ventennio mentre i tumori non melanoma, meno aggressivi, ma molto più diffusi, rappresentano il 20% di tutti i tipi di tumori. Per affrontare questa situazione è necessario sensibilizzare i cittadini, le Istituzioni e il Servizio sanitario nazionale sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori cutanei. «Investire in ricerca, innovazione terapeutica e programmi di screening è fondamentale non solo per i pazienti e per la comunità scientifica» ha affermato l’onorevole Pierpaolo Vargiu, presidente della XII Commissione affari sociali, in occasione di una giornata d’informazione sui tumori della pelle, promossa da Euromelanoma, in collaborazione con la Camera dei Deputati e SIDeMaST. «Tutto questo si riflette, infatti, sul Sistema sanitario nazionale e sulle sue necessità in termini di contenimento dei costi. Se consideriamo i tumori della pelle dal punto di vista dell’epidemiologia, l’allungamento della vita media della popolazione determinerà un progressivo incremento dell’incidenza di tali neoplasie. In quest’ottica, la diagnosi precoce riveste dunque un ruolo fondamentale nell’ambito di costi assistenziali e numero di ricoveri ospedalieri. Questo comporterebbe sicuramente un contenimento dei costi non solo sanitari ma anche sociali legati all’ospedalizzazione, all’assistenza da parte dei caregiver e all’eventuale riabilitazione del paziente».

Quando si parla di tumori della pelle non melanoma ci si riferisce, in particolare, alla cheratosi attinica, al carcinoma basocellulare e al carcinoma squamocellulare. «La parola d’ordine è oggi più che mai, prevenzione ‒ ha sottolineato Ketty Peris, direttore della Clinica dermatologica Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico A. Gemelli di Roma fondamentale è lo screening, che prevede l’esame clinico e dermatoscopico effettuato da uno specialista dermatologo».

Tra le numerose le opzioni terapeutiche per fronteggiare la cheratosi attinica, oggi si trova anche l’ingenolo mebutato, la cui efficacia è basata su un duplice meccanismo d’azione: ad alta concentrazione induce rapida distruzione cellulare locale degli strati più esterni dell’epidermide, per rigonfiamento dei mitocondri e perdita dell’integrità della membrana cellulare, mentre a bassa concentrazione attiva una risposta infiammatoria che richiama neutrofili e cellule immunocompetenti, processo mediato dalla proteina chinasi (PKC). Il farmaco, che prevede un’unica applicazione quotidiana sull’area interessata per due o tre giorni consecutivi a seconda della localizzazione, “garantisce un’elevata efficacia anche per la prevedibile aderenza da parte del paziente”, ha spiegato il Giampiero Girolomoni, presidente SIDeMaST e professore ordinario di Dermatologia dell’Università di Verona.