Spending review, i risparmi restino nel SSN

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La manovra economica che si dovrebbe attuare nelle prossime settimane prevede ancora ‒ sembra ‒ un ulteriore taglio alle spese della Sanità. Siamo tutti d’accordo che quello della Sanità pubblica, e forse anche privata, è un panorama dove sprechi e costi esorbitanti sono all’ordine del giorno. Pertanto, una maggiore razionalizzazione, soprattutto negli acquisti, potrebbe essere utile. Non dimentichiamo comunque che l’Italia nell’ambito delle nazioni europee più avanzate è quella che spende meno per la Sanità, fornendo comunque uno dei servizi migliori. Ma quanto “impattano” questi tagli sulla qualità dei servizi erogati?

In una serie di articoli pubblicati recentemente su Lancet, ricercatori di sociologia ed epidemiologia delle Università di Oxford, Cambridge, Londra e Atene hanno reso noti gli effetti del taglio delle risorse, dovuto alla crisi economica, sullo stato di salute della popolazione della Grecia. I risultati sono drammatici. La mortalità generale annuale è aumentata nettamente dal periodo pre-crisi (2008) al 2012. A morire sono soprattutto gli anziani, con un incremento del 12,4% nella fascia di età 80-84 anni e del 24,3% negli over 85. La ragione è da ricercare nelle difficoltà di accesso alle cure per i malati cronici, legata alle drastiche misure restrittive assunte nelle politiche sanitarie (spesa sanitaria al di sotto del 6% del PIL ticket sui farmaci e sulle prestazioni ecc.) nonché all’impoverimento generale della popolazione. La mortalità prenatale e passata nello stesso periodo dal 3,31 al 4,44 per mille nati vivi. Tra il 2008 e il 2010 i nati sottopeso sono aumentati del 19% con un parallelo aumento della mortalità infantile sia sotto l’anno di vita che sotto i 5 anni.

In Italia, l’aumento dei ticket sulle visite ha causato nel 2013 una diminuzione del 10% delle prestazioni ambulatoriali (dati Agenas a livello nazionale) portando quindi a un diminuito effetto delle campagne di sensibilizzazione e prevenzione per diverse patologie (nevi e melanomi ad esempio in dermatologia, ma anche tumori del colon in gastroenterologia, tumori del seno e così via). In numerose regioni italiane dove sono in atto i piani di rientro della Sanità pubblica i cittadini hanno una crescente difficoltà di accesso ai servizi sanitari. È stato calcolato dalla Corte dei Conti che il taglio dei servizi sanitari in Italia nel triennio 2010/2013 sia stato equivalente a 31 miliardi di euro, ben maggiore a quelli messi in atto da tutti gli altri paesi europei, Grecia inclusa. Appare quindi evidente come il nostro SSN non sia più in grado di sostenere tagli lineari come e stato fino a oggi. La spending review va effettuata solo dopo un’analisi mirata delle sacche di inefficienza e spreco; i soldi cosi risparmiati non vanno riportati allo Stato centrale, ma reinvestiti sempre nella Sanità al fine di creare un processo virtuoso di innovazione e accrescimento che permetta di fornire ai cittadini un servizio, snello, efficiente e al passo con i tempi, mantenendo quegli alti livelli di assistenza e professionalità che ci hanno sempre contraddistinto.

Enzo Berardesca