Primo summit interdisciplinare sulle mutilazioni genitali femminili

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In occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, a Napoli si accendono i riflettori sulle mutilazioni genitali femminili, una pratica penalmente perseguibile nella stragrande maggioranza dei Paesi, ma ancora ampiamente eseguita. Secondo l’OMS, 100-140 milioni di donne nel mondo hanno subito la mutilazione genitale. E ogni anno 2 milioni di bambine e ragazze sono a rischio di essere sottoposte a questa pratica lesiva dell’integrità psico-fisica e della dignità, che rappresenta tra l’altro una seria minaccia per la salute di chi la subisce. In Italia, secondo un’indagine condotta dall’Università Bicocca di Milano, e riferita al 2016, il numero delle donne straniere che hanno subito una mutilazione genitale oscilla tra 60 -80.000.

Per dire no a tutto questo, per combattere questa pratica con le armi della cultura e della scienza, a Napoli si tiene il Primo Summit Interdisciplinare sulle Mutilazioni Genitali Femminili, organizzato dalla Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica (SICPRE) e dal Comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere dei lavoratori e contro le discriminazioni (CUG) dell’Università degli Studi Federico II. Aperto al pubblico, il summit vede la partecipazione di personalità della cultura e delle istituzioni, e di tre società scientifiche: oltre alla SICPRE, la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) e l’Associazione Italiana di Urologia Ginecologica e del Pavimento Pelvico (AIUG).

“Non possiamo restare a guardare – dice Francesco D’Andrea, presidente SICPRE -. Le mutilazioni genitali femminili sono un tema umanitario, che deve muovere le coscienze e spingere a impegnarsi per difendere la salute e la dignità delle donne. Allo stesso tempo, sono un argomento che ci riguarda come società scientifica. Ad oggi, infatti, non esistono linee guida aggiornate che possano essere di riferimento negli interventi genitali ricostruttivi in grado di ripristinare integrità anatomica funzionale ed estetica. Uno degli scopi di questo incontro è giungere alla firma di un protocollo che impegni le tre società scientifiche coinvolte a redigere queste linee guida. Occorre infatti definire un algoritmo di cura, in modo da dare alle vittime di mutilazione il miglior trattamento possibile, spaziando dalla chirurgia ginecoplastica alla chirurgia e medicina rigenerative”.

 

Interdisciplinare, perché

Presieduto da Stefania de Fazio (con Massimiliano Brambilla coordinatrice del Capitolo di Chirurgia Genitale Femminile e Maschile nato all’interno della SICPRE nel 2014) il Summit di Napoli è interdisciplinare per sua natura e non solo per definizione. “Le mutilazioni genitali femminili riguardano in primis l’area vulvare, di pertinenza dei chirurghi plastici ricostruttivi – fa notare de Fazio. Proprio in considerazione di questo, nel 2019 il Capitolo scientifico genitale della nostra Società si è arricchito della Sezione Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) che vede anche Aurora Almadori come referente. Ovviamente, date le implicazioni urologiche e ginecologiche, il nostro impegno è innanzitutto la definizione di protocolli di cura multidisciplinari”.

Ancora, il desiderio e la necessità di fare informazione, formazione e prevenzione hanno portato al coinvolgimento delle tante figure istituzionali, scientifiche e della cultura. Oltre ai medici specialisti, nel programma dell’evento ci sono avvocati, giornalisti, psicologi, attori e responsabili dell’istruzione, per toccare anche gli aspetti giuridici, emotivi ed educativi e costruire così una nuova cultura sull’argomento.
Saranno coinvolti in prospettiva di formazione, anche gli studenti della scuola secondaria e previsto per loro un concorso artistico.

Linee guida, formazione e legge

La firma dell’impegno congiunto a scrivere le linee guida da parte di SICPRE, AIUG e SIGO costituisce il passo conclusivo di un lungo avvicinamento e dialogo tra società scientifiche e il primo passo di un nuovo percorso, i cui prossimi step sono la formazione del personale sanitario coinvolto nei processi ricostruttivi e la realizzazione di centri dedicati, le MGF Unit, ispirate al modello di successo delle BREAST Unit. “E poi c’è un aspetto normativo essenziale – dice ancora D’Andrea -: in Italia la prevenzione e il divieto delle mutilazioni genitali femminili sono regolate da una legge del 2006, la Legge Bonino, che indica anche i professionisti coinvolti nella ricostruzione. A 13 anni di distanza, queste disposizioni sono ampiamente superate, perché in questo lasso di tempo la medicina e chirurgia rigenerativa hanno fatto passi incredibili, grazie soprattutto agli studi legati alle possibilità di utilizzo del grasso autologo, cioè del paziente stesso, che è ricco di importanti fattori di crescita quali le cellule staminali adulte. Coinvolgendo gli specialisti della ricostruzione e rigenerazione, ovvero i chirurghi plastici, le possibilità di recupero per le donne sono decisamente superiori”.

 

 

Dalle BREAST Unit alle MGF Unit, insieme si cura meglio

Nel 2014 in Italia sono stati costituiti (in recepimento a una legge europea del 2006) i Centri di Senologia Interdisciplinari, che raccolgono in una stessa unità (la BREAST Unit) diverse figure professionali, dal radiologo al chirurgo, dall’oncologo al radioterapista. “È un modello di cura di grande successo, come dimostrano i numeri – sottolinea de Fazio -: le donne curate nelle BREAST Unit hanno una percentuale di sopravvivenza superiore del 18% rispetto a quelle curate in centri meno strutturati. Il nostro obiettivo, che non prevede un costo ulteriore per la sanità pubblica, ma solo uno sforzo organizzativo, è quello di fornire alle vittime di mutilazione tutti gli specialisti e tutto il supporto necessario per recuperare al meglio”.

 

 

Il futuro? Itinerante…

Lo dice il nome stesso: il Primo Summit Multidisciplinare sulle Mutilazioni Genitali Femminili di Napoli è… il primo. Dato il carattere anche informativo e di sensibilizzazione dell’evento, infatti, il format del summit prevede che venga ripetuto – uguale ma sempre diverso – in varie città italiane. Uguale negli scopi, diverso per le figure che coinvolge, sempre quelle di maggior spicco del panorama locale delle istituzioni e della cultura che hanno dimostrato sensibilità e attenzione verso questo tema. Le prossime tappe sono previste a Roma, Milano, Palermo e Sassari.

 

 

L’importanza della conoscenza

In Italia, ad oggi, le mutilazioni genitali femminili sono un tema poco noto, dai normali cittadini come dal personale sanitario. Per questo il summit si apre con un questionario, a cui ogni partecipante potrà rispondere in privato, e si concluderà con un altro questionario a fine lavori, per dare ad ognuno la misura di quanto appreso e per aiutare a calibrare al meglio le future attività di formazione e informazione.

 

 

 

MUTILAZIONI GENITALI, COSA VUOL DIRE

Parte della cultura tradizionale di molte aree del mondo, dall’Africa all’Indonesia, le mutilazioni genitali femminili possono avvenire nelle prime settimane di vita, durante l’infanzia o all’inizio della pubertà. E non sono tutte uguali. Quando si asporta il clitoride si parla di mutilazione di grado 1; quando oltre a questo si riducono o eliminano le piccole labbra si è di fronte a una mutilazione di grado 2; quando si aggiunge il restringimento dell’introito vaginale, la cosiddetta infibulazione, è stata praticata una mutilazione di grado 3 e 4, a seconda dell’estensione della sutura di chiusura. Anche per i metodi rudimentali in cui solitamente avvengono, le mutilazioni genitali femminili sono spesso causa di gravi infezioni (possono anche portare alla morte) e di un’alterazione psichica temporanea o permanente, legata al trauma vissuto e ai disagi conseguenti.