Polifenoli del bergamotto contro lo stress ossidativo da esposizione agli UV

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La frazione polifenolica dell’estratto del frutto di bergamotto, un preparato a elevata concentrazione di flavonoidi (BPF 38%), in diversi studi ha dimostrato attività interessanti nel controllo degli effetti dell’invecchiamento. In particolare è risultata efficace nell’inibire la riduzione della vitalità delle cellule mediata dagli UVB, la sovraespressione di interleuchina-1β (IL-1β, biomarker di citochine infiammatorie), l’accorciamento dei telomeri e la riduzione dell’attività della telomerasi.

Nuove conferme a questi dati sono riportate nello studio Bergamot polyphenolic fraction counteracts photoageing in human keratinocytes, realizzato da Steven Paul Nisticò e dal suo gruppo di ricerca presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro, in collaborazione con l’Università di Denver, Colorado, e l’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma, in pubblicazione su Pharma Nutrition.

Il lavoro ha evidenziato che la frazione polifenolica del bergamotto (BPF) possiede un’attività significativa nell’abbassare i livelli di perossinitrito, associato all’azione citotossica dei radicali liberi formatisi in condizioni di stress ossidativo.

Inoltre, lo studio dell’mRNA della citochina interleuchina-1β espresso in vitro da linee cellulari di cheratinociti immortalizzati ha portato riscontri sulla capacità di un potente antiossidante di modulare la risposta infiammatoria, strettamente collegata allo stress ossidativo. Le citochine, e in particolare IL-1β, prodotte dai cheratinociti insieme a molti altri fattori pro-infiammatori e al fattore TNFα, risultano infatti sovraespresse in seguito all’esposizione alla rediazione UV. Le citochine regolano la risposta immunitaria e infiammatoria e giocano un ruolo importante nella patogenesi di diversi disordini cutanei, tra cui l’atopia, le dermatiti e il fotoinvecchiamento. IL-1β, peraltro, è coinvolta nella up-regulation delle metalloproteinasi, che contribuisce alla diminuzione del collagene interstiziale prodotto a livello del derma, uno dei meccanismi del fotoinvecchiamento.

Considerando infine il danno ossidativo sull’accorciamento dei telomeri e sulla riduzione dell’attività della telomerasi provocato dagli UV, il BPF ha mostrato un’attività protettiva dose-dipendente. Inoltre BPF si è dimostrato efficace nel modulare le vie cellulari di trasduzione del segnale, provocando risposte antiproliferative, antinvecchiamento e di immunomodulazione.

In conclusione, la pelle produce diversi antiossidanti con funzione protettiva nei confronti di specie ossidanti reattive prodotte nel corso del metabolismo cellulare. L’esposizione alla radiazione UV, tuttavia, può ridurre in modo significativo la disponibilità di antiossidanti e aumentare la produzione di citochine proinfiammatorie che accelerano il danno ossidativo. La prevenzione attraverso l’uso di antiossidanti di origine botanica si è dimostrata efficace nel ridurre gli effetti dannosi della radiazione UV. Inoltre, poiché i danni al DNA sono il principale fattore della fotocarcinogenesi, lo studio di Nisticò e coll. prospetta l’utilità di formulazioni orali o topiche a base di bioflavonoidi del bergamotto per supportare la produzione endogena di antiossidanti con effetto protettivo, attraverso una modificazione dell’espressione di geni e fattori infiammatori, con inibizione del fotoinvecchiamento e delle sue più serie conseguenze rappresentate dai tumori cutanei.

 

Nisticò S. Bottoni U, Gliozzi M, et al. PharmaNutrition http://dx.doi.org/10.1016/j.phanu.2015.11.004