La resistenza antimicrobica è diventata sempre più comune in tutto il mondo, con oltre 33mila vittime all’anno in Europa e 35mila nei soli Stati Uniti. Il problema sta nel cercare di trovare potenziali soluzioni in grado di affrontare la resistenza e in grado di combattere le infezioni che possono resistere a vari antimicrobici.
Dalla scoperta di Alexander Fleming nel 1928, ogni antimicrobico sintetizzato negli ultimi 70 anni ha sviluppato almeno uno o più ceppi di batteri resistenti. Una particolare alternativa agli antimicrobici ha portato speranza a molti nella comunità scientifica: il batteriofago.
Cosa sono i batteriofagi
Sono virus che possono replicarsi all’interno dei batteri, innescando alterazioni genetiche e cambiamenti nelle vie di espressione delle proteine, codificando da pochi a centinaia di geni all’interno dei loro genomi. Il batteriofago può dirottare la cellula, utilizzando l’apparato genetico della cellula per replicarsi all’interno del batterio fino a quando non si verifica la lisi batterica.
La terapia
È stata utilizzata nella sindrome da genodermatosi di Netherton, che è stata associata all’aumento del rischio di infezioni Staphylococcus aureus. Dati emergenti supportano il potenziale ruolo della terapia batteriofago per Cutibacterium acnes nell’acne vulgaris, con un potenziale ruolo nelle malattie genetiche con acne volgare grave, inclusa la sindrome di Apert.
I batteriofagi hanno benefici per le genodermatosi associate a infezioni cutanee ricorrenti, cioè le immunodeficienze con caratteristiche cutanee distintive e condizioni come la dermatite atopica, in cui la colonizzazione batterica gioca un ruolo importante.
Harry Meister, Nanette Silverberg; 40, 4, 383-387, luglio-agosto 2022; doi.org/10.1016/j.clindermatol.202.02.01