Iperidrosi, nuovo trattamento a base di glicopirronio bromuro

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Iperidrosi, nuovo trattamento a base di glicopirronio bromuro

Iperidrosi, nuovo trattamento a base di glicopirronio bromuro

Alla luce di informazioni scorrette e falsi miti, la SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse) è scesa in campo per fare chiarezza sull’iperidrosi e il trattamento a base di glicopirronio bromuro.

La società ha creato una rete di professionisti specializzati coordinati dalla professoressa Anna Campanati con l’obiettivo di far conoscere ai medici dermatologi le innovazioni terapeutiche oggi disponibili per il trattamento dell’iperidrosi e per far sì che possano diventare punti di riferimento per i pazienti.

Iperidrosi, una patologia sommersa

L’iperidrosi rappresenta un problema “sommerso” per una serie di motivi. Primo fra tutti, la quasi totale assenza di studi epidemiologici reali sulla malattia, la cui prevalenza, attestata tra l’1 e il 3%, appare sottostimata.

In seconda battuta, rappresenta un problema per chi ne viene colpito e non si rivolge al medico ma si auto-stigmatizza, pensando di avere un difetto estetico e non un problema di salute.

L’eccessiva sudorazione è, difatti, determinata da un disturbo funzionale cronico causato da un’alterata regolazione del sistema nervoso simpatico che porta a una produzione eccessiva di sudore.

Questa patologia colpisce allo stesso modo uomini e donne e si presenta in genere prima dei 25 anni di età, anche se talvolta può insorgere in età scolare. Un paziente su quattro presenta una storia familiare.

Oltre il 55% dei soggetti colpiti non si rivolge al medico, anche per via dell’assenza di informazioni circa lo specialista di riferimento e di terapie efficaci. A peggiorare le cose, una serie di informazioni fuorvianti e falsi miti reperibili in rete che inducono all’utilizzo di prodotti irritanti causa di intollerabili effetti collaterali.

I trattamenti

Per gestire l’iperidrosi, fino ad oggi erano disponibili pochi trattamenti e non sempre efficaci: quello di prima linea era rappresentato dagli antitraspiranti topici, irritanti (il cloruro di alluminio contenuto al loro interno a contatto con l’acqua, componente prevalente del sudore, dà vita ad una reazione acida irritante) e non efficaci, andando a bloccare l’escrezione piuttosto che agire sullo stimolo.

La seconda linea di trattamento era rappresentata dalla tossina botulinica, utilizzata da pochi specialisti e comunque molto costosa.

Discorso analogo per la simpaticectomia toracica post gangliare, un intervento chirurgico cui ricorrere solo in casi particolarmente complessi.

Glicopirronio bromuro, il nuovo trattamento

Oggi, tuttavia, una terapia locale approvata dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), i cui effetti durano fino a 76 settimane, ha fatto sì che il 60% dei pazienti abbia riferito un miglioramento della propria vita.

«Quest’anno, sulla scia di quanto avvenuto in Germania, è stata approvata anche in Italia dall’AIFA una terapia topica a base di glicopirronio bromuro all’1% che fa sperare in una vera rivoluzione nel trattamento dell’iperidrosi. Dopo otto giorni, infatti, la terapia è già in grado di ridurre la produzione del sudore», ha spiegato Anna Campanati, professore associato presso la Clinica Dermatologica dell’Università Politecnica delle Marche e Membro del Comitato Scientifico della SIDeMaST.

«I dati a lungo termine emersi dagli studi di matrice teutonica hanno dimostrato che questo effetto è mantenuto nel tempo fino a 76 settimane ed è privo di effetti collaterali perché agisce sui recettori dell’acetilcolina, neurotrasmettitore che stimola la secrezione delle nostre ghiandole sudoripare innervate da fibre colinergiche del sistema nervoso simpatico – ha aggiunto Capanati –. Bloccando i recettori dell’acetilcolina si ferma, quindi, l’input della sudorazione. Il meccanismo è analogo a quello della tossina botulinica, che, però, è una molecola di grandi dimensioni, per cui se applicata sulla pelle non penetra e non raggiunge la terminazione nervosa. Questo anticolinergico, invece, ha un peso molecolare piccolo e una volta applicato sulla cute penetra all’interno, raggiungendo la terminazione nervosa che blocca il meccanismo. Al tempo stesso non entra in circolo nel sangue, quindi non si verificano effetti sistemici».