Estremamente rare ma possibili, le reazioni alle vaccinazioni nel sito di inserzione dei filler si minimizzano con una corretta anamnesi e una attenta programmazione dell’intervento
Nell’ambito delle sperimentazioni cliniche di fase 3 sul vaccino Moderna, FDA (Food and Drug Administration) ha segnalato il verificarsi di tre casi di reattività conseguente al vaccino in pazienti con impianto di filler ad acido ialuronico, che l’agenzia statunitense ha classificato come SAEs (Serious Adverse Events). Si tratta di edemi insorti 1-2 giorni dopo la somministrazione del vaccino a livello della sede di inoculo del filler, risolti senza esiti in seguito a terapia antinfiammatoria.
Su queste segnalazioni, riprese anche dalla stampa italiana, il Collegio delle Società Scientifiche di Medicina Estetica ha pubblicato un Position Statement che riporta le misure prudenziali da attuare nell’esercizio della pratica clinica per minimizzare i rischi di eventi di questo tipo in vista della campagna vaccinale massiva per far fronte alla pandemia Covid-19. Vaccinazione che, sottolinea la nota delle Società Scientifiche, è ritenuta fondamentale e viene pienamente appoggiata dal mondo dei medici estetici. Abbiamo chiesto il commento di Emanuele Bartoletti, presidente della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME) e direttore della Scuola internazionale di Medicina Estetica della Fondazione Fatebenefratelli di Roma.
Gli eventi avversi riscontrati nei pazienti con filler preoccupano il mondo della medicina estetica?
Non siamo preoccupati. L’attenzione a qualsiasi tipo di reazione avversa ai vaccini contro il Covid-19 è ovvia, vista la pandemia. Tuttavia, nella pratica di medicina estetica sono reazioni note, ascrivibili a una risposta infiammatoria immunomediata di tipo ritardato nei confronti dei filler HA, peraltro circoscritte all’area in cui è inserito il filler, che possono presentarsi in soggetti predisposti anche in seguito alla vaccinazione antinfluenzale. Si tratta di reazioni individuali, piuttosto rare: alcuni pazienti in seguito al vaccino presentano una risposta immunitaria molto accentuata, che potrebbe coinvolgere il filler già impiantato, ma la maggioranza delle persone ha una reazione immunitaria nella norma. Il medico estetico normalmente riduce questo rischio evitando interventi con filler a ridosso dell’annuale campagna vaccinale contro l’influenza stagionale. È infatti buona prassi, comunemente seguita dal medico in tale periodo dell’anno, informarsi sull’intenzione del paziente di sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale o se l’abbia già effettuata, evitando l’inserzione di filler almeno nelle due settimane che precedono e seguono la vaccinazione. La stessa accortezza vale anche per l’attuale campagna vaccinale contro il Covid: dal punto di vista organizzativo, nel programmare i trattamenti con filler, è opportuno attendere almeno un mese dal richiamo vaccinale nonché evitare queste terapie tra la prima e la seconda somministrazione del vaccino, proprio per evitare di intercettare la stimolazione immunitaria da esso indotta.
Nella sua pratica ha visto molti casi di reazione in seguito alla vaccinazione antinfluenzale?
Non mi è mai capitato. In ogni caso, mi informo circa la vaccinazione antinfluenzale, come anche su eventuali terapie e interventi odontoiatrici da poco effettuati o in programma, perché è molto più frequente una reattività in seguito a questi interventi che non in seguito ai vaccini. Il paziente va sempre attentamente valutato, sia sotto il profilo clinico sia sotto il profilo anamnestico.
Considerando che quella contro il Covid sarà una vaccinazione di massa, vi aspettate un moltiplicarsi di reazioni a livello di filler praticati in precedenza, visto che nella casistica del trial clinico Moderna uno dei casi si riferiva a un filler impiantato sei mesi prima?
No, sono eventi rari, legati a particolare reattività individuale, come lo sono stati i tre casi riscontrati sui 30.000 partecipanti allo studio clinico del vaccino Moderna (di cui tuttavia è ignoto quanti avessero impiantato un filler). Essendo la permanenza del filler, pur in via di riassorbimento, relativamente lunga, soprattutto se si tratta di molecole molto cross-linkate, una eventuale reazione immunitaria è possibile in pazienti predisposti, seppur poco frequente. Si tratta comunque di reazioni facilmente controllabili, gestibili senza troppo disagio per il paziente con una breve terapia cortisonica, per una completa risoluzione in un paio di giorni. Diverso è il caso dei pazienti predisposti a queste reazioni che hanno infiltrato filler permanenti. Anche qui la situazione si controlla con il cortisone, ma nel tempo continuerà a dare problemi ad ogni somministrazione vaccinale. Questa problematica dovrebbe comunque essere circoscritta ai pazienti storici con filler permanenti, poiché si tratta di una pratica obsoleta e da lungo tempo fortemente sconsigliata da tutte le linee guida delle società scientifiche di medicina estetica.
Si potrebbero osservare reazioni incrociate anche in siti interessati da altri tipi di intervento di medicina estetica?
L’unica terapia che prevede l’infiltrazione di una sostanza estranea che rimane in sede per alcuni mesi è il filler. Teoricamente tutti i filler possono dare questo tipo di reazione: idrossiapatite di calcio, policaprolattone, agarosio, carbossimeticellulosa, acido polilattico, analogamente all’acido ialuronico, possono provocare uno stato di infiammazione subclinica che si riaccende quando il sistema immunitario viene sollecitato. Anche una biostimolazione, qualora utilizzi molecole di acido ialuronico debolmente cross-linkate, potrebbe indurre tale reazione a causa della loro permanenza lievemente più lunga. Per quanto riguarda le altre terapie iniettive, difficilmente avremo reazioni, anche iniettando acidi ialuronici liberi o frazionati. Fermo restando la raccomandazione di evitare queste pratiche, in via prudenziale, nelle settimane immediatamente prossime a qualsiasi vaccinazione.
Il Position Statement delle Società di Medicina Estetica raccomanda una specifica comunicazione all’interno del consenso informato. Come affrontare l’informazione del paziente?
È chiaro che il paziente deve essere informato, ma va riportata anche l’informazione relativa all’incidenza di questo problema, che è estremamente ridotta, e che la reazione è transitoria e facilmente risolvibile. Stiamo avendo un problema analogo con le protesi mammarie che, seppur di rado, possono scatenare nell’area protesica il linfoma anaplastico a grandi cellule: qui la soluzione è più complessa, prevedendo la rimozione della protesi e della capsula. Anche in questo caso l’informazione si affronta attraverso il dialogo con il paziente. Le complicanze si evitano facendo bene il proprio mestiere, che comprende il fatto di informare e informarsi sul paziente.
Vede un ruolo del medico estetico per promuovere una corretta informazione sull’importanza del vaccino, in una fase storica che vede il dilagare dei movimenti “no vax”?
In questo momento, il vaccino rappresenta l’unica via di uscita da questa pandemia. I timori accampati dai detrattori di questi importanti presidi sono infondati, smentiti da una lunghissima storia di uso sicuro, in cui i problemi davvero seri segnalati sono estremamente rari. Sottrarsi alla campagna vaccinale non ha senso, a fronte di un rischio elevato di ammalarsi di Covid-19. Particolarmente anti-etica è la posizione dei medici contrari ai vaccini, una condotta contraria al giuramento di Ippocrate. Personalmente, insieme alla Società Italiana di Medicina Estetica, sostengo l’importanza della campagna vaccinale. Anzi, mi auguro che anche noi liberi professionisti potremo dare un contributo nel somministrare i vaccini anti-Covid. Credo che questa campagna vaccinale massiva, che ha evidenziato finora molte carenze organizzative, richieda il supporto di tutti i medici.
PRATICHE PRUDENZIALI IN MEDICINA ESTETICA
Il Position Statement del Collegio Italiano delle Società Scientifiche di Medicina Estetica suggerisce come minimizzare il rischio di reazioni a livello dell’impianto dei filler in seguito al vaccino anti Covid. Le indicazioni sono valide per qualsiasi formula vaccinale.
- informare adeguatamente i pazienti prima di eseguire il trattamento con HA filler e riportare l’indicazione nell’informativa e nel consenso informato;
- evitare l’esecuzione del trattamento nel periodo immediatamente antecedente la vaccinazione (15 giorni);
- non eseguire prudenzialmente il trattamento tra la somministrazione della prima e la seconda dose di vaccino (ove richiesta dallo schema vaccinale);
- non eseguire prudenzialmente il trattamento nel mese successivo alla vaccinazione.