Capire se la pigmentazione cutanea influenza la fotosintesi della vitamina D è importante per diffondere messaggi di salute pubblica accurati. L’evidenza scientifica attuale a riguardo è contraddittoria. L’associazione tra pigmentazione cutanea e cambiamenti nelle concentrazioni ematiche di vitamina D e 25-idrossivitamina D in seguito a irraggiamento con UV è stata esaminata in una revisione sistematica della letteratura. Dodici studi soddisfacevano i criteri di inclusione: studio in vivo su soggetti sani; radiazione UV controllata artificiale; vitamina D e 25-idrossivitamina D misurate su siero o plasma; testo in lingua inglese. In sette studi la fotosintesi di vitamina D era ridotta in soggetti con pelle scura rispetto ai soggetti con pelle chiara. Nei restanti 5 studi, di cui solo uno pubblicato dopo il 1990, non c’era differenza nella fotosintesi di vitamina D secondo il fototipo. Le disparità in questi risultati potrebbero essere dovute alla ridotta ampiezza dei campioni e alle variazioni della metodologia di studio, incluse la fonte, la dose e la frequenza di irraggiamento con UV, la classificazione del fototipo e l’analisi di vitamina D e 25-idrossivitamina D. Di questi, lo spettro emesso dalle lampade UV potrebbe essere significativo. Nessuno studio ha considerato potenziali fattori modificanti, come i polimorfismi genetici. Le conclusioni evidenziano comunque che la pelle pigmentata ha una fotoproduzione di vitamina D e 25-idrossivitamina D meno efficace. La quantità di esposizione solare necessaria per raggiungere livelli sufficienti di vitamina D nella pelle scura, rispetto alla pelle chiara resta ancora sconosciuta.
Xiang F, Lucas R, de Gruijl F, Norval M. PhotochemPhotobiol Sci.2015 Nov 25; 14(12): 2138-46.