Il documento di consenso informato ha un significato centrale nel rapporto medico-paziente in chirurgia estetica. Infatti, come emerso nel recente convegno “Come prevenire e affrontare il contenzioso legale in chirurgia estetica”, organizzato a Roma dall’Associazione italiana di chirurgia plastica estetica (Aicpe), ben lungi dall’essere un essere pezzo di carta da far firmare al paziente per sgravare le responsabilità del chirurgo o un mero atto burocratico, rappresenta l’attestazione finale dell’avvenuta informazione. «Informazione che dev’essere adeguata, cioè comprensibile e completa – afferma Luca Siliprandi, presidente Aicpe. -Tale documento, adeguatamente personalizzato per ogni specifico caso, dovrebbe essere consegnato al paziente al termine del primo colloquio e ritirato dopo un adeguato lasso di tempo, comunque prima della data dell’intervento chirurgico, per concedere al paziente di meditare sulle informazioni e di poter rivolgere al chirurgo ogni possibile chiarimento. Veniamo purtroppo a conoscenza che ancora oggi questo fondamentale documento viene a volte fatto firmare “al volo”, talora subito prima dell’intervento, venendo a perdere ogni significato e anche la sua validità giuridica».
Da parte dei giudici magistrati partecipanti al convegno è emersa la necessità di una maggiore attenzione al comportamento del chirurgo estetico con riferimento al rispetto delle linee guida, in armonia con la recente introduzione della legge Balduzzi.
Nel convegno sono stati commentati anche i dati delle segnalazioni relative all’anno 2013 riportate dal rapporto PIT Salute del Tribunale del malato-Cittadinanzattiva, dai quali appare chiaro come “si stia andando verso l’americanizzazione” in tutti i settori del rapporto medico paziente, con una maggiore litigiosità in tutti i campi, soprattutto pubblici: «Pur essendo i chirurghi plastici una delle categorie meno interessate dalle segnalazioni al Tribunale per i diritti del malato – prosegue Siliprandi – con un basso numero di cause e un basso valore medio per risarcimento, 40mila euro circa, si riscontra tuttavia un aumento delle tentate cause ai nostri danni».