Artrite psoriasica, nuove frontiere nella prevenzione

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Artrite psoriasica, nuove frontiere nella prevenzione

Artrite psoriasica, nuove frontiere nella prevenzione

L’artrite psoriasica, patologia infiammatoria dell’apparato muscolo-scheletrico, colpisce difatti fino ad un quarto dei pazienti affetti da psoriasi nel corso della loro vita ed è notoriamente difficile da identificare e gestire.

L’artrite psoriasica si manifesta con maggiore frequenza tra i 30 e i 50 anni e colpisce in egual modo uomini e donne.

Le principali manifestazioni sono: dolore, gonfiore e rigidità delle articolazioni. Benché le cause della sua insorgenza siano ancora ignote, si sa che si verifica quando il sistema immunitario attacca cellule normali dell’organismo, provocando infiammazione delle articolazioni e produzione eccessiva di cellule della pelle.

Le ragioni di questa reazione del sistema immunitario sono sconosciute, ma si ipotizza possano essere determinate da fattori genetici e ambientali in soggetti predisposti.

Artrite psoriasica: terapie e prevenzione

Il trattamento dell’artrite psoriasica può essere di tipo diverso a seconda dell’evoluzione e della gravità della malattia.

Generalmente si inizia con l’assunzione di antinfiammatori non steroidei, inibitori della ciclossigenasi, DMARDs come ciclosporina o metotrexate, corticosteroidi o farmaci biologici.

Con terapie biologiche mirate e un trattamento di un periodo medio pari a 12 mesi, il 30% dei pazienti raggiunge la remissione.

Alla luce di queste evidenze, Shikla Singla e colleghi, in uno studio pubblicato su The Lancet Rheumatology, hanno inteso confrontare il tempo di insorgenza dell’artrite infiammatoria tra i pazienti che hanno ricevuto terapie biologiche per la psoriasi.

Le immunoterapie biologiche mirate, infatti, si sono dimostrate molto efficaci nel controllare la malattia della pelle nei pazienti con psoriasi, ma non risultava chiaro se la terapia ritardasse anche la progressione dell’artrite infiammatoria.

Lo studio

Lo studio di coorte retrospettivo ha analizzato i dati di un campione di pazienti a partire dalle cartelle cliniche elettroniche della rete TriNetX con sede negli Stati Uniti.

Sono stati inclusi pazienti adulti di età pari o superiore ai 18 anni con due codici diagnostici per la psoriasi (a distanza di oltre 30 giorni l’uno dall’altro; codici dell’International Classification of Diseases [ICD]) a cui era stato prescritto di recente un biologico (inibitori del fattore di necrosi tumorale, TNF, dell’interleuchina, IL-17, dell’IL-23 o dell’IL-12/23), per la prima volta il giorno della ricezione del primo codice diagnostico per la psoriasi o successivamente.

Il tempo di insorgenza dell’artrite infiammatoria, definita dalla prima comparsa di un codice diagnostico per artrite psoriasica o altra artrite infiammatoria dopo l’inizio della terapia biologica, è stato calcolato con la stima di Kaplan-Meier.

Il rischio tempo-dipendente di artrite infiammatoria è stato calcolato con la regressione proporzionale ponderata di Cox con l’esposizione all’anti-TNF come riferimento, aggiustata per le co-variabili demografiche e cliniche.

I risultati

Tra il 1° gennaio 2014 e il 1° giugno 2022 sono stati identificati 15.501 pazienti con psoriasi, di cui 976 avevano sviluppato artrite infiammatoria, con un’incidenza cumulativa di 2-6 casi per 100 anni-persona.

Nelle analisi di regressione multivariabile, il rischio di sviluppare artrite infiammatoria era significativamente più basso nei pazienti a cui erano stati prescritti inibitori dell’interleuchina -12/23 o inibitori dell’IL-23 rispetto ai pazienti a cui erano stati prescritti inibitori del TNF.

Non sono state altresì riscontrate differenze significative per gli inibitori dell’IL-17 rispetto agli inibitori del TNF. Per gli inibitori dell’IL-12/23, i risultati sono rimasti invariati in tutte le analisi di sensibilità.

Per gli inibitori dell’IL-23, i risultati si sono mantenuti in tre delle sei analisi di sensibilità, quando è stata utilizzata una soglia diagnostica più alta per l’artrite incidente e quando sono stati esclusi i pazienti che hanno sviluppato artrite entro 3 o 6 mesi dalla prima prescrizione di un biologico.

Le conclusioni

Questo ampio studio di coorte di pazienti con psoriasi ha mostrato che il trattamento con inibitori dell’interleuchina 12/23 o dell’interleuchina 23 è associato a un rischio ridotto di progressione verso l’artrite infiammatoria in pazienti con psoriasi rispetto al trattamento con inibitori del TNF.

Tuttavia, per confermare questi risultati sono necessarie ulteriori evidenze, coorti osservazionali prospettiche con misure di attività della malattia e studi randomizzati.

S. Singla, M. Putman, J. Liew et al., Association between biologic immunotherapy for psoriasis and time to incident inflammatory arthritis: a retrospective cohort study, Lancet Rheumatol. 2023; DOI: https://doi.org/10.1016/S2665-9913(23)00034-6