I fili di trazione di polidioxanone (PDO), con ganci, ad esempio con trazione a 6 ganci a 180° bidirezionali, sono tra gli strumenti impiegati in chirurgia estetica, i quali tuttavia presentano la criticità di non poter essere estrusi e tirati al pari di un filo di biostimolazione, in caso di eventuali complicanze, come è stato illustrato al 27° Congresso Internazionale di Medicina Estetica Agorà 2025, tenutosi a Milano.

I vantaggi dei fili di trazione in PDO

I fili di trazione in PDO generano un soft lifting, vengono applicati in anestesia locale, con una tecnica mininvasiva, non hanno downtime, sono riassorbili in un arco temporale da 10 giorni a 180 giorni, hanno buona durata, non sono allergizzanti e non scatenano immunogenicità: sono, questi, alcuni dei principali vantaggi dei fili in PDO.

«Vanno impiegati in pazienti con determinate caratteristiche quali l’età e la tipologia di pelle, né troppo sottile né troppo spessa, tenuto conto che molte delle complicanze sono determinate proprio da una scelta non ottimale della cute del paziente – ha precisato Francesca De Razza, medico estetico a Roma –. Il PDO è da anni impiegato anche in chirurgia vascolare e cardiochirurgia per le qualità estrinseche precedentemente descritte, dove il ricorso all’uso di fili montati su cannula potrebbe tutelare ulteriormente da complicanze vascolari. Se è vero che gli effetti avversi si manifestano nella gran parte dei casi nel breve termine dall’immissione dei fili nella cute, non possono essere escluse reazioni a distanza. Importante, in ottica di prevenzione a largo raggio, è posizionare il filo alla giusta profondità, trai i 3-4 mm dell’ipoderma, così da non indurre dolore nella paziente e potere procedere nella pratica in tranquilla. Ulteriore raccomandazione è di inserire i fili lungo le linee di Langer, sia sul viso che sul corpo, per ottenere maggiore trazione, avere minori effetti collaterali, evitando soprattutto il rischio di posizionarli in maniera trasversa». Inoltre, studi recenti eseguiti con sonda ultrasonografica dimostrano che il filo PDO, oltre all’effetto lifting, stimola la maggiore produzione di collagene.

Possibili complicanze dei fili di trazione in PDO

Quella con i fili di trazione in PDO è ritenuta una procedura relativamente semplice, in quanto eseguibile ambulatorialmente in studi professionali, di cui tuttavia non vanno sottovalutate alcune possibili complicanze (stimate a circa il 2% dei casi) che possono verificarsi anche quando il filo è stato posizionato in maniera corretta, come il dumpling o un decubito.

Questo secondo evento richiede l’estrusione del filo, che può avvenire in modo spontaneo o tramite rimozione meccanica. «La paziente va informata che dopo varie procedure di trazione effettuare un successivo lifting potrebbe risultare più complicato, a cause dell’effetto fibrotico prodotto dagli stessi fili», ha precisato De Razza.

Studi di metanalisi dimostrano che anche la scelta della tecnica di posizionamento del filo, classica o reverse con inserimento dei fili dal basso verso l’alto, non impatta sul rischio di sviluppo di complicanze.

Anche le procedure ambulatoriali, stimate di facile conduzione, possono dar luogo alla necessità di una piccola incisione o di una piccola chirurgia. «Né l’esperienza né il numero di trattamenti eseguiti in carriera mettono al riparo da qualunque tipo di complicanze, mentre alcune strategie strumentali potrebbero essere di aiuto, come l’ecografia, preziosa per verificare il tragitto e il corretto posizionamento del filo – conclude De Razza –. Inoltre, in corso di valutazione e anamnesi del paziente è suggerito domandare l’intenzione a eseguire successivi lifting. Infatti, da un lato il filo possa rappresentare un ottimo strumento “sostitutivo” ad esso, potrebbe esporre il paziente a maggiori complicanze nel caso di una proceduta liftante successiva».

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here