Immunoncologia: nuove armi contro il melanoma

 

A scientist doing a research and working at the lab

Il 55% dei pazienti colpiti da melanoma metastatico o non operabile trattati con pembrolizumab è vivo dopo due anni dall’inizio del trattamento. La nuova molecola immuno-oncologica migliora la sopravvivenza rispetto a ipilimumab, a oggi il farmaco di riferimento per questo tipo di pazienti, con cui si raggiunge una sopravvivenza a due anni del 43%. È questo il risultato dello studio KEYNOTE-006, presentato al 52° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO). Inoltre, lo studio registrativo di Fase 1 KEYNOTE-001 ha dimostrato per pembrolizumab un ulteriore prolungamento della vita: la stima di sopravvivenza a 3 anni è pari al 40% e arriva al 45% in quei pazienti che non hanno ricevuto precedenti trattamenti.

La via di checkpoint immunitario PD-1 viene utilizzata dal tumore per bloccare la risposta immunitaria antitumorale dei linfociti T, attraverso la produzione da parte delle cellule tumorali di due ligandi, PD-L1 e PD-L2, che legano il recettore PD-1 inattivandolo. Pembrolizumab interviene proprio a questo livello, migliorando la reazione immunitaria dell’organismo contro le cellule tumorali, un meccanismo analogo a quello di ipilimumab, che interviene invece sulla via CTLA-4, che ha costituito il paradigma di confronto per lo studio KEYNOTE-006. L’espressione di PD-L1, variabile nelle cellule tumorali, costituisce un focus della ricerca oncologica, in quanto livelli elevati di PD-L1 sono associati a prognosi sfavorevole.

Si evidenzia dunque la rilevanza dello studio dei biomarcatori, utili per individuare i pazienti potenzialmente rispondenti a una determinata terapia in funzione delle caratteristiche del tumore. Il biomarcatore PD-L1 è espresso da cellule tumorali di diverso tipo, per esempio quelle del carcinoma polmonare non a piccole cellule, su cui pembrolizumab ha dimostrato di essere efficace, come su tutta la popolazione di pazienti oncologici che esprime PD-L1.

Diversi sono gli studi in corso su pembrolizumab, riguardanti 30 tipi di tumore nonché l’utilizzo in associazione con farmaci chemioterapici.

Anche l’Italia è coinvolta nelle sperimentazioni, in particolare l’Immunoterapia oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte, Università di Siena, che in dieci anni ha trattato con molecole immuno-oncologiche oltre 700 pazienti colpiti da diversi tipi di tumore, svolgendo anche studi per terapie di associazione e sequenza di diversi principi.