Idrosadenite suppurativa, disparità di accesso a diagnosi e trattamenti

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drosadenite suppurativa, disparità di accesso a diagnosi e trattamenti

drosadenite suppurativa, disparità di accesso a diagnosi e trattamenti

L’idrosadenite suppurativa (hidradenitis suppurativa, HS), nota anche come “acne inversa”, è una malattia cronica e debilitante della pelle, che tende a peggiorare con il tempo ed è causa di noduli sottocutanei, sovente gonfi e dolorosi, innescati da processi infiammatori.

Tali noduli si localizzano in specifiche aree del corpo come le ascelle, la zona inguinale, l’area sotto il seno e in mezzo ai glutei e la regione perianale.

Benché dalle cause sconosciute, l‘idrosadenite suppurativa si presenta spesso con molteplici comorbilità, tra cui depressione, diabete mellito di tipo 2, sindrome metabolica, iperlipidemia, obesità, ipertensione, sindrome dell’ovaio policistico, malattia infiammatoria intestinale e spondiloartropatia.

Incidenza dell’idrosadenite suppurativa

L’idrosadenite suppurativa presenta un’incidenza molto maggiore tra gli afroamericani, ma anche la presenza di fattori può giocare un ruolo.

Una scala di gravità comune nell’HS è lo stadio Hurley, che va dallo stadio I al III. I pazienti di colore hanno stadi Hurley più elevati e un indice di comorbilità di Charlson (che quantifica il carico di malattia di un individuo e il corrispondente rischio di mortalità a un anno) più alto rispetto alle altre razze.

L’accesso alle cure può contribuire a questa disparità, dal momento che gli afroamericani hanno meno della metà delle probabilità di incontrare un dermatologo e fanno circa un terzo delle visite annuali pro capite in dermatologia negli Stati Uniti rispetto ai bianchi.

Partendo da queste considerazioni è stato condotto in un centro accademico del Midwest uno studio retrospettivo per analizzare il ritardo nella diagnosi e nell’assistenza dermatologica per idrosadenite suppurativa in pazienti afroamericani e pazienti bianchi.

Disparità di diagnosi e trattamento

Lo studio è stato condotto a partire da una revisione retrospettiva della cartella clinica di 1.190 pazienti che avevano avuto 3 o più visite per idrosadenite suppurativa tra il 1° gennaio 2002 e il 19 marzo 2019.

953 pazienti sono stati inclusi nell’analisi statistica, che ha rivelato un ritardo medio nella diagnosi che andava da 4,1 ± 7,0 anni. Più nello specifico, per i pazienti bianchi il ritardo nella diagnosi è stato di 3,2 ± 6,3 anni, per i pazienti neri 4,8 ± 7,0 anni, per i pazienti ispanici 4,7 ± 5,8 anni e per le altre razze 4,9 ± 7,4 anni.

Dei 932 pazienti dei quali era possibile risalire al tipo di visita specialistica effettuata, oltre la metà, nel numero di 500, pari al 53,6% del totale, si erano rivolti a un dermatologo. Di questi: 222 (47,8%) erano pazienti neri, 242 (59,5%) pazienti bianchi, 24 (64,9%) pazienti ispanici e 12 (50%) pazienti di altre razze.

I pazienti bianchi e quelli ispanici si erano rivolti a un dermatologo mediamente a 3 anni dalla prima manifestazione dell’idrosadenite suppurativa, mentre i pazienti neri erano ricorsi allo specialista in media 5 anni dopo la prima comparsa di HS.

Tra i pazienti che si sono rivolti al dermatologo, il 44,9% dei pazienti neri, il 31,6% dei pazienti bianchi, il 23,1% dei pazienti ispanici e il 30,8% di altre razze si sono sottoposti a chirurgia prima di consultare il dermatologo.

Le evidenze

Le evidenze emerse mostrano che i pazienti non bianchi presentano un maggiore ritardo diagnostico rispetto ai pazienti bianchi.

Altresì, emerge un ritardo da parte dei pazienti neri nel rivolgersi allo specialista dermatologo rispetto ad altri gruppi razziali; i primi, inoltre, ricorrono più spesso alla chirurgia e comunque prima di consultare il dermatologo, lasciando immaginare una maggiore gravità della malattia al momento delle prime manifestazioni e della diagnosi o un difficile accesso alle visite dermatologiche.

L. Serrano, C. Ulschmid, A. Szabo, et al., Racial disparities of delay in diagnosis and dermatologic care for hidradenitis suppurativa, Journal of the National Medical Association, Volume 114, Issue 6, pages 613-616. Doi: https://doi.org/10.1016/j.jnma.2022.08.002