Uno studio clinico ha inteso misurare il livello di guarigione delle ferite utilizzando la fotobiomodulazione come terapia aggiuntiva

L’amplificazione della luce mediante emissione stimolata di radiazioni, più comunemente noto come laser, è diventata molto popolare nel campo della dermatologia e della medicina estetica negli ultimi decenni. Per il trattamento della guarigione delle ferite è stata introdotta una combinazione di diverse lunghezze d’onda per la terapia laser, tra cui 660, 800 e 970 nm.

Obiettivo di uno studio clinico condotto in Malesia e pubblicato sull’International Journal of Lower Extremity Wounds è stato quello di analizzare il livello di guarigione delle ferite utilizzando la fotobiomodulazione come terapia aggiuntiva, attraverso una misurazione delle dimensioni della ferita in termini di lunghezza e larghezza (misurazione dell’area).

Il trial clinico

I partecipanti allo studio sono stati selezionati in modo casuale da un gruppo di pazienti che si sottoponevano alle visite di controllo di routine presso l’Unità di cura delle ferite dell’Ospedale di Kuala Lumpur. Per lo studio sono stati reclutati 11 pazienti che presentavano ferite croniche di diversa eziologia, ovvero ulcera del piede diabetico e piaghe ulcerative non cicatrizzanti.

La valutazione della ferita è stata effettuata prima della detersione con acqua distillata e seguita, se necessario, dallo sbrigliamento. Successivamente, il tecnico laser e i pazienti hanno utilizzato occhiali protettivi prima dell’applicazione di un flusso continuo super intenso di laser con 3 lunghezze d’onda, ossia 660, 800 e 970 nm con 30 kilojoule di energia, applicato con il manipolo per un periodo di 3 minuti sul milieu della ferita e poi ruotato intorno alla sua area circostante.

I risultati

Il trattamento con fotobiomodulazione come terapia aggiuntiva ha riguardato nove  ulcere del piede diabetico e due ulcere non cicatrizzanti. Tutte le ferite sono state gestite con le cure standard. Tre ferite, cioè tre ulcere del piede diabetico e un’ulcera non cicatrizzante, sono state chiuse completamente. Nel frattempo, le altre sette ulcere hanno registrato una riduzione dell’area della ferita compresa tra il 68,2% e il 99%; la presenza di nuovo tessuto granulomatoso indica un elevato potenziale di guarigione.

Le conclusioni

Alla luce dei risultati ottenuti, i ricercatori hanno sottolineato che la fotobiomodulazione si è rivelata efficace come coadiuvante nella gestione del piede diabetico e delle ulcere non cicatrizzanti nella serie di casi analizzati. Un campione più ampio sarebbe in grado di dimostrare la significatività di questo risultato.

H. K. R. Nair, S. S. Y. Chong, D. D. J. Selvaraj, Photobiomodulation as an Adjunct Therapy in Wound Healing, Int J Low Extrem Wounds. 2023 Jun;22(2):278-282. doi: 10.1177/15347346211004186. Epub 2021 May 11