Contrattura capsulare dopo mastoplastica additiva

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La mastoplastica additiva è una delle pratiche di chirurgia estetica più diffusa; gli impianti utilizzati per l’aumento del seno diferiscono per forma, texture, dimensioni e composizione. La contrattura capsulare è la complicanza più frequente dopo l’intervento ed è uno dei motivi più comuni di reintervento. Importante è cercare di capire perché questo accade per ridurne l’incidenza. A tale scopo è stata condotta una ricerca in letteratura utilizzando la banca dati Medline. Dalle 82 pubblicazioni individuate è emerso come la contrattura capsulare sia causata dalla reazione fibrotica dell’organismo al corpo estraneo (l’impianto) e possa avere un’incidenza complessiva del 10,6%. Le variabili che influenzano la probabilità di contrattura sono legate alle caratteristiche della superficie protesica (texturizzate vs protesi lisce), al posizionamento dell’impianto (sottoghiandolare vs sottomuscolare), al materiale della protesi stessa (silicone vs soluzione salina) e alla pregressa radioterapia. La gestione della contrattura capsulare può essere chirurgica o medica: capsulectomia o capsulotomia, rimodellamento di una nuova tasca per la protesi, utilizzo di matrici acellulari dermiche, trattamento con l’antagonista del recettore dei leucotrieni e botox. Purtroppo quasi tutti gli approcci terapeutici descritti sono associati a un significativo tasso di recidiva.

La contrattura capsulare è un processo fibrotico multifattoriale la cui causa precisa resta ancora sconosciuta. L’incidenza di contrattura è inferiore con l’uso di protesi texturizzate, alloggiate nel piano sottomuscolare e per impianti in poliuretano rivestito. Le ricerche recenti si stanno concentrando sul come prevenire la contrattura stessa per esempio utilizzando innesti di grasso autologo.

Headon H, Kasem A, Mokbel K. Arch Plast Surg. 2015 Sep;42(5):532-43