Secondo i dati dell’indagine conoscitiva sulle abitudini e sugli stili di vita degli adolescenti “Adolescenti e Stili di Vita” realizzata nell’anno scolastico 2018-19 dall’Associazione Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto di ricerca IARD, su un campione nazionale rappresentativo di 2019 studenti frequentati la classe terza della scuola secondaria di primo grado (1027 maschi e 992 femmine), l’82,4% delle femmine e il 63,2% dei maschi afferma di avere problemi estetici legati ai “brufoli”. I brufoli, così viene chiamata l’acne dai ragazzi, rappresentano il più fastidioso problema estetico per la maggior parte dei ragazzi ma, nonostante ciò, viene poco curata a causa della persistenza del problema che spesso necessita di lunghi trattamenti per essere risolta.
“L’acne è una malattia cronica che interessa principalmente, ma non esclusivamente, gli adolescenti -spiega Giuseppe Monfrecola, Docente di Dermatologia Università Federico II, Napoli. – Diciamo innanzitutto, per rassicurare i ragazzi, che l’acne non è una malattia infettiva e non è dovuta ad una alterazione dei livelli ormonali, ma è una malattia infiammatoria della pelle legata a una predisposizione genetica in cui giocano un ruolo importante fattori ambientali e anche la normale flora microbica cutanea”.
Ciò che purtroppo viene spesso trascurato è che l’acne grave, ma anche quella lieve se non opportunamente curata, può generare cicatrici permanenti che possono lasciare sulla pelle: depressioni crateriformi (cicatrici atrofiche) di variabile profondità e, soprattutto sul tronco, rilievi (cicatrici ipertrofiche) di diversa forma e dimensione. Curare l’acne e prevenire la comparsa di cicatrici è possibile, questo è il messaggio di un’iniziativa di sensibilizzazione Galderma “Hai mai pensato che l’acne possa lasciare il segno?”
“Il volto è il tratto corporeo che meglio riassume la nostra identità – chiarisce la psicoterapeuta Katia Vignoli. – Lo è al massimo grado nell’adolescenza, la tappa evolutiva in cui l’identificazione col corpo è più forte. Soprattutto nel volto l’adolescente rappresenta sé stesso e l’immagine che di sé vuole dare al mondo. Basti pensare, per esempio, alla cura e alla foggia dei capelli, al trucco, all’utilizzo oggi così diffuso di piercing e tattoo.
I ragazzi, spesso così parchi di parole, comunicano attraverso il corpo, in primis la faccia, il loro stato. E’ comprensibile quindi che una cicatrice sul volto possa diventare un vero disagio: se ogni altro corredo (trucco, tattoo, piercing ecc.…) è un atto volontario e libero, un’espressione creativa o un simbolo di appartenenza, la cicatrice, al contrario, è un segno “subito”, è ciò che resta di una ferita, una traccia del passato che non si può cancellare, al pari di una sofferenza o di un cattivo ricordo, rimasti impressi, nostro malgrado, nella memoria della pelle. Se poi la cicatrice è il residuo dell’acne, problema cutaneo già vissuto come deturpante e punitivo, va da sé che il disagio che porta si potenzia”.
La comparsa delle cicatrici da acne è un fenomeno diffuso, come dimostrato dallo studio “Prevalence and Risk Factors of Acne Scarring Among Patients Consulting Dermatologists in the Unites States”, pubblicato nel 2017 su Journal of Drugs in Dermatology, che prevedeva la somministrazione di una survey a circa 2.000 pazienti negli studi di 120 dermatologi, che ne ha analizzato frequenza e gravità. Il 43% dei partecipanti presentava cicatrici atrofiche da acne, tra cui le cosiddette “cicatrici a colpi di punteruolo”. Secondo i dati raccolti, le persone con acne grave avevano una maggiore probabilità di sviluppare cicatrici, tanto che sono state riscontrate nel 77% dei casi di acne grave, confermando una forte correlazione tra la gravità dell’acne e la comparsa delle cicatrici. Le cicatrici da acne sono state però rilevate anche nel 51% dei casi di acne moderata e nel 28% di acne lieve o molto lieve.
“L’acne viene spesso considerata come un transitorio e trascurabile problema estetico sia dai medici ma soprattutto dalle persone, che, come rilevato anche in questo studio, non ricorrono in maniera tempestiva a trattamenti efficaci, probabilmente in parte per l’ampia disponibilità di prodotti coadiuvanti dermocosmetici, ma anche per la credenza diffusa che l’acne sia una fase normale dell’età della crescita- continua Monfrecola. – Al contrario si tratta di una malattia molto complessa dal punto di vista patogenetico, che va assolutamente curata in ogni sua forma perché impatta marcatamente sulla tenuta psicologica di chi ne è affetto. Il primo motivo è che l’acne “si vede”, dato che colpisce con papule, pustole, noduli arrossati viso/scollatura e spalle di persone in fase adolescenziale/giovanile. Ma l’acne può interessare anche il tronco, sia petto che schiena, localizzazioni spesso trascurate dal medico dove i segni cicatriziali sono molto frequenti e marcati. L’acne deve essere curata con costanza e pazienza per lunghi anni tuttavia, anche sotto trattamento, tende ad avere recrudescenze che provocano frustrazione e scarsa aderenza ai consigli terapeutici. Infine, anche in fase di remissione le macchie rossastre o brune delle precedenti lesioni risultano ancora visibili. Solo trattamenti adatti e validati scientificamente, precoci e costanti possono evitare o limitare l’insorgenza di cicatrici deturpanti di viso e tronco”.