Psoriasi e idrosadenite suppurativa sono stati tra i temi centrali di discussione all’ultimo congresso della European Academy of Dermatology and Venereology (EADV) che si è tenutosi a Parigi dal 17 al 20 settembre scorsi.
Nel corso del congresso sono stati presentati dati clinici che confermano il ruolo centrale del controllo dell’infiammazione profonda nella gestione di entrambe le patologie cutanee.
In particolare, la molecola bimekizumab, anticorpo monoclonale umanizzato IgG1, ha mostrato risultati significativi grazie alla sua inibizione selettiva delle interleuchine IL-17A e IL-17F, due citochine chiave nei processi infiammatori.
Psoriasi
I dati provenienti dagli studi pivotali in pazienti con psoriasi hanno evidenziato che bimekizumab consente di raggiungere PASI 100 già alla settimana 16, con una remissione sostenuta fino a quattro anni.
Nel dettaglio, il 48,9% dei pazienti che ha raggiunto PASI 100 alla settimana 16 ha mantenuto PASI 100 a ogni visita fino a quattro anni; il 72% ha mantenuto PASI 100 con al massimo quattro visite con PASI >0–≤2, definito come remissione sostenuta; il 69,4% ha mantenuto una superficie corporea coinvolta (BSA)≤1% a ogni visita, e l’81,7% con al massimo quattro visite con BSA>1%–≤3%; l’81,8% e l’82,7% dei pazienti ha ottenuto mNAPSI 0 rispettivamente a livello della matrice e del letto ungueale a tre anni.
Idrosadenite suppurativa
Anche in riferimento all’idrosadenite suppurativa (HS), al Congresso EADV 2025 le evidenze presentate confermano che il controllo precoce e profondo dell’infiammazione è la chiave per migliorare gli esiti clinici e potenzialmente modificare il decorso della malattia. La gestione dell’idrosadenite suppurativa sta, quindi, evolvendo verso un uso precoce dei farmaci biologici, per evitare danni irreversibili.
Bimekizumab, grazie alla sua duplice inibizione di IL-17A e IL-17F, si afferma anche in quest’ambito terapeutico come una molecola capace di garantire remissione duratura, miglioramento della qualità della vita e prevenzione delle comorbilità.
I dati a tre anni degli studi clinici BE HEARD I e II, e della loro estensione BE HEARD EXTENSION, hanno mostrato che bimekizumab è in grado di mantenere e migliorare nel tempo i punteggi HiSCR50, HiSCR75, HiSCR90 e HiSCR100, con percentuali rispettivamente del 90,2%, 81,2%, 64,3% e 50,1%.
Anche la qualità della vita, misurata tramite DLQI 0/1, è migliorata dal 27,4% al primo anno al 38,1% al terzo anno. I punteggi IHS4-55, IHS4-75, IHS4-90 e IHS4-100 sono stati mantenuti fino a due anni, con percentuali rispettivamente del 90,8%, 85,1%, 71,2% e 64,3%.
È stato osservato che una diagnosi precoce è associata a migliori risultati clinici: alla settimana 96, i pazienti con una durata della malattia inferiore a 2,38 anni hanno raggiunto IHS4-100 nel 46,1% dei casi, rispetto al 22,8% nei pazienti con durata superiore a 10,74 anni. Inoltre, bimekizumab ha ridotto il numero di tunnel drenanti e l’intensità del dolore cutaneo, contribuendo a migliorare ulteriormente la qualità della vita.



