L’acido ialuronico è sempre più richiesto per la correzione di inestetismi del volto. Vi sono però alcune criticità legate a possibili complicanze per mal posizionamento o eccessivo utilizzo di prodotto. Un dato che fa ipotizzare nel futuro un possibile aumento di interventi di ialuronidasi, la pratica di riparazione tramite la rimozione del prodotto.
Le complicanze a largo raggio associate all’injection sono state argomento di discussione al 27° Congresso Internazionale di Medicina Estetica Agorà 2025, tenutosi a Milano lo scorso ottobre.
Il Prick test
«Sarebbe innanzitutto necessario fare chiarezza sulla ialuronidasi – dichiara Elena Rossi, dermatologo – in funzione della diversa capacità di differenza, ovvero della specifica abilità di degradare l’acido ialuronico, spesso dipendente dal prodotto utilizzato in partenza, alle diverse modalità di esecuzione della ialuronidasi, variabili da Paese a Paese e, non ultimo, alle differenti famiglie di ialuronidasi esistenti. In linea generale, il Prick Test non va eseguito in emergenza vascolare, salvo in pazienti allergici a vespe e imenotteri con l’indicazione al trasferimento in ospedale per evitare il rischio di cross-reattività. Mentre, per maggior tutela, può essere indicato prima della gestione di complicanze in pazienti non noti, inviati da altri colleghi».
Le complicanze iniettive
Oltre al rischio infettivo, correlano all’injector ulteriori possibili complicanze: dolore, eritema e discolorazioni (l’evento più frequente), ematomi trattabili con chelanti del ferro, effetto Tyndall, ovvero un alone o una colorazione bluastra visibile sulla pelle che si sviluppa in caso di iniezioni troppo superficiali, risolvibile con ialuronidasi, unica opzione di trattamento. A questi si possono aggiungere inoltre:
- neo-vascolarizzazione: «L’iniezione troppo superficiale del prodotto – prosegue la dottoressa Rossi – può produrre distensione vascolare, quindi la formazione di una neo-vascolarizzazione, che va trattata con laser vascolare o luce pulsata»;
- iperpigmentazione post-infiammatoria: è un evento piuttosto raro che può prevedere per la risoluzione diverse modalità di approccio: trattamento topico, farmaci sistemici o interventi procedurali, a seconda del contesto clinico;
- edemi: «Sono possibili diverse manifestazioni edematose: un edema transitorio, del tutto fisiologico soprattutto a livello delle labbra – chiarisce Elena Rossi – che può essere gestito con arnica o bromelina, fino ai casi più complessi in cui potrebbe essere necessario il cortisone. L’angioedema, indotto da una reazione IgE mediata, che in alcuni casi, seppure rari, potrebbe richiedere l’invio del paziente in pronto soccorso; edemi ritardati in cui viene consigliata la terapia medica e la rimozione della fonte della reazione infiammatoria. Infine l’edema malare, un gonfiore nella zona zigomatica il più delle volte dovuto a una tecnica iniettiva sbagliata, che produce una occlusione linfatica, da trattare con ialuronidasi. In ultimo, sono note alcune reazioni post Covid controllabili con Lisinopril, un ACE-inibitore»;
- noduli: possono essere di natura infiammatoria e non infiammatoria, associati al mal posizionamento o a un eccesso del prodotto che va sciolto con ialuronidasi iniettate nelle nodularità troppo superficiali prima di poter ripristinare l’acido ialuronico in maniera naturale. «È molto importante eseguire un massaggio immediatamente dopo l’iniezione tastando con le dita l’efficacia dell’enzima sulla riduzione del nodulo stesso», raccomanda l’esperta;
- filler permanenti: possono correlarsi a delle “fluttuazione”, cioè a anomale migrazioni di prodotto che occorre drenare con rimozione meccanica, prima di procedere in qualunque altra pratica, anche diversa dalla ialuronidasi;
- compromesso vascolare: per la gestione di questa complicanza si raccomanda di seguire i molti protocolli pubblicati in letteratura. «Il suggerimento – conclude Elena Rossi – è di non eseguire mai una retrobulbare in caso di complicanze visive, ma di usare lo stesso meccanismo patogenetico attraverso cui avviene la possibile migrazione del filler. Ad esempio, un mapping può favorire l’iniezione della ialuronidasi in grado di indurre un successivo rapido miglioramento della zona»;
- overfilling di zona: si associa a un generale aumento del volume, fra i più frequenti eventi avversi legati all’iniezione di quantità eccessive di acido ialuronico che impattano sulla compromissione del sistema linfatico e il ritorno venoso. Unica opzione di trattamento è la rimozione con ialuronidasi.



