Oggigiorno l’uso in dermatologia della terapia della luce ha acquisito un notevole slancio, proponendosi come trattamento alternativo o complementare per molteplici condizioni cutanee.

La fototerapia utilizza specifiche lunghezze d’onda per indurre effetti biologici nella pelle, con benefici terapeutici senza la necessità di procedure invasive o farmaci sistemici. Da alcuni anni, la luce blu a una lunghezza d’onda di 400-500 nm si è affermata come metodo non invasivo e innovativo in dermatologia.

Luce blu come terapia per la pelle: la review

Il presente lavoro, pubblicato su Cosmetics, offre un’analisi completa dei meccanismi attraverso i quali la luce blu esercita effetti terapeutici su varie problematiche dermatologiche, tra cui il trattamento di acne vulgaris, psoriasi, dermatite atopica, vitiligine, alopecia androgenetica, ulcere e fotoinvecchiamento.

Nello specifico, la revisione approfondisce le proprietà antimicrobiche della luce blu, evidenziandone la capacità di generare specie reattive dell’ossigeno (ROS) che prendono di mira e distruggono microrganismi patogeni come il Cutibacterium acnes.

Ne vengono, inoltre, esaminati gli effetti antinfiammatori, che coinvolgono la modulazione della produzione di citochine e la riduzione dell’infiltrazione di cellule infiammatorie, alleviando i sintomi nelle condizioni infiammatorie croniche.

Sono poi discusse le caratteristiche di fotobiomodulazione della luce blu, sottolineandone l’influenza su attività quali la proliferazione e la differenziazione cellulare, contribuendo così al ringiovanimento cutaneo e ai processi di guarigione.

Valutando l’efficacia clinica, i profili di sicurezza e i potenziali effetti avversi riportati nella letteratura attuale, la review intende presentare una prospettiva equilibrata sull’utilità della terapia con luce blu. Illustra anche i progressi nella tecnologia dei diodi a emissione luminosa (LED), che hanno migliorato l’erogazione del trattamento e i risultati per i pazienti.

Delinea, infine, le direzioni future per la ricerca e le applicazioni cliniche, rimarcando la necessità di protocolli standardizzati e studi sulla sicurezza a lungo termine per integrare pienamente questa tecnica nella pratica dermatologica.

Opportunità e sfide future

La terapia a luce blu (400-500 nm) si configura come promettente modalità di trattamento non invasiva per diverse condizioni dermatologiche. Le peculiarità antimicrobiche, antinfiammatorie e di fotobiomodulazione la rendono uno strumento versatile nella pratica dermatologica.

I progressi nella tecnologia dei diodi a emissione luminosa (LED) hanno migliorato l’efficacia e l’accessibilità di tale procedura, consentendone un uso più preciso e intuitivo per il paziente.

Attraverso l’interazione con alcuni fotorecettori appartenenti alla famiglia delle opsine, la luce blu è in grado di stimolare e prolungare la fase anagen del ciclo di vita del capello e favorire la ripigmentazione nelle chiazze tipiche della vitiligine.

Sebbene le attuali evidenze scientifiche supportino l’efficacia e la sicurezza del trattamento in questione, sono necessari ulteriori studi clinici randomizzati e controllati su larga scala per standardizzare i protocolli ed espanderne le applicazioni cliniche.

Le indagini future dovrebbero concentrarsi su approcci di medicina personalizzata, nuove indicazioni terapeutiche e sicurezza a lungo termine, per integrare pienamente questa metodica nella terapia dermatologica tradizionale.

In conclusione, l’impiego della luce blu rappresenta una preziosa aggiunta all’arsenale terapeutico in dermatologia, con vantaggi per quei pazienti che sono alla ricerca di opzioni efficaci e non invasive.

Lodi G, Cassalia F, Sannino M, Cannarozzo G, Baroni A, Amato S, Zappia E, Pellacani G, Nisticò SP. Blue Light Therapy in Dermatological Practice: A Review. Cosmetics. 2025; 12(1):30. https://doi.org/10.3390/cosmetics12010030

 

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