Il microbiota cutaneo umano definisce i microrganismi che colonizzano la pelle, tra cui batteri, funghi, virus e acari. Il termine microbioma indica la composizione di tutti i geni microbici di una comunità.
I microambienti cutanei sono raggruppati in tre categorie: sebaceo/oleoso (come fronte, cuoio capelluto, torace, schiena), umido/umido (come ascelle, fossa antecubitale, piega inguinale, fossa poplitea, ombelico, piega glutea, tallone plantare, spazio interdigitale) e secco (avambracci, parte posteriore del gomito, glutei e parte anteriore del ginocchio/gambe).
Nella pelle sana le comunità microbiche sono costituite da quattro phyla principali: Actinobacteria, Firmicutes, Proteobacteria e Bacteroidetes. Le loro proporzioni dipendono dall’età, dal sesso, dallo stile di vita e dalle caratteristiche specifiche dell’area corporea, tra cui pH, temperatura e contenuto di sebo.
Nelle aree corporee sane e ricche di sebo, la microflora cutanea è costituita principalmente da Cutibacterium, seguito da Staphylococcus e Malassezia.
Il ruolo dell’interferenza microbica nell’acne
Il Cutibacterium acnes è riconosciuto come un fattore chiave nello sviluppo dell’acne, in quanto regola le vie infiammatorie e immunitarie. La disbiosi è stata descritta come uno squilibrio nell’omeostasi del microbioma cutaneo e può svolgere un ruolo nella patogenesi dell’acne. È stato dimostrato che l‘interferenza microbica contribuisce all’omeostasi cutanea sana e che i ceppi di stafilococco possono escludere i filotipi di Cutibacterium acnes associati all’acne.
Una rassegna condotta da due ricercatori greci, pubblicata su Dermatology and Therapy, presenta un aggiornamento sul microbioma cutaneo nell’acne e discute di come gli attuali trattamenti dell’acne, come il perossido di benzoile, l’isotretinoina somministrata per via orale e gli antibiotici, possano influenzare l’omeostasi del microbioma cutaneo.
La rassegna
Il microbioma cutaneo è costituito dai microbi che popolano la pelle umana. La disbiosi del microbioma cutaneo e la perdita di diversità di Cutibacterium acnes sono implicate nella patogenesi dell’acne.
Inoltre, esistono interazioni tra le specie microbiche cutanee e i microrganismi, per cui gli stessi possono agire in competizione o in sinergia.
Nell’acne è stato descritto uno squilibrio tra Cutibacterium acnes e Staphylococcus epidermidis.
I trattamenti per l’acne attualmente approvati, come il perossido di benzoile, l’isotretinoina somministrata per via orale e gli antibiotici, possono influenzare il microbioma cutaneo.
Gli antibiotici causano notevoli danni collaterali, inducendo resistenza antimicrobica e disregolazione dell’equilibrio del microbioma, anche con cicli di breve durata.
Di conseguenza, l’interesse si sta spostando verso nuovi trattamenti farmacologici dell’acne non antibiotici.
Lo spironolattone è un trattamento off-label emergente per le donne adulte e la modulazione topica di PPARγ è in fase di studio per i pazienti con acne.
La potenziale applicazione di probiotici topici o orali, la batterioterapia e la fagoterapia per l’acne sono altre aree promettenti per la ricerca futura.
La comprensione di come il microbioma possa regolare specifiche vie chiave nella fisiopatologia dell’acne può aprire la strada alla progettazione e allo sviluppo di nuovi trattamenti per i pazienti affetti da acne.
C. Dessinioti, A. Katsambas, The Microbiome and Acne: Perspectives for Treatment, Dermatol Ther (Heidelb). 2024 Jan;14(1):31-44. doi: 10.1007/s13555-023-01079-8. Epub 2024 Jan 6