Un cambio di mentalità

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Cinquant’anni fa la medicina estetica era vista come un qualcosa di quasi illegittimo, al limite delle cosiddette medicine alternative. Negli anni 60 nascono le prime società scientifiche di chirurgia plastica estetica, negli anni 70 quelle di medicina estetica. I due filoni viaggiano, con potenzialità molto diverse, su binari paralleli fino agli anni 90, quando si assiste a un completo ribaltamento delle idee e la medicina estetica diventa esponenzialmente più popolare della sua controparte chirurgica.

L’aumentata diffusione di metodi non chirurgici, e delle tecnologie che spesso ne sono alla base, ha portato di converso a un eccesso di aspettative nei confronti delle tecnologie stesse e, spesso, a delusioni per risultati al di sotto dello standard. Quando non vi è un’indicazione all’approccio totalmente chirurgico né a quello puramente non chirurgico, ma questi vengono utilizzati in esclusività l’uno dell’altro, vediamo che i risultati risultano spesso artificiali, ad esempio volti troppo tirati o eccessivamente riempiti.

Possiamo invece basare il nostro lavoro, sulla sinergia fra le metodologie non chirurgiche e una chirurgia meno invasiva, utilizzando il meglio di questi due mondi, per la soddisfazione del paziente. Questo concetto di fusione tra le metodologie di lavoro limita l’invasività della chirurgia essenzialmente alla ridondanza di cute e alla ptosi tissutale, mentre le alterazioni cutanee e le perdite di volume sono approcciate con metodiche non chirurgiche. Oggi questa è la strategia vincente per un corretto accompagnamento dell’invecchiamento, con risultati che sono sempre morbidi e non artificiali.

Le tre alterazioni prevalenti nell’invecchiamento facciale (perdita di volume osseo e adiposo secondo modalità ormai ben conosciute, ptosi tissutale da eccesso cutaneo, atrofia della cute e formazione di rughe e macchie) debbono essere corrette in modo adeguato ma indipendente. Non è possibile compensare la mancata correzione di una di queste alterazioni con una ipercorrezione degli altri aspetti, senza incorrere in risultati artificiali e innaturali. Al centro di questo approccio combinato vi è la possibilità di intervenire continuativamente sui processi di invecchiamento. In un continuum di questo tipo la sequenza dei diversi approcci permette di rendere l’intervento impercettibile. Il concetto moderno di estetica medica prevede un cambio dell’approccio mentale del medico e del chirurgo estetico: protocolli di mantenimento piuttosto che procedure maggiori scollegate fra loro nel tempo. Le analisi sequenziali hanno dimostrato un rallentamento dei processi di invecchiamento per i pazienti che ricevono questo approccio combinato. Siamo così in grado di offrire ai nostri pazienti non solo una serie programmata di trattamenti di mantenimento, facilmente gestibili e con un ottimo rapporto costo-beneficio, ma al tempo stesso anche di minimizzare i rischi, rendendo questo approccio assai interessante sia per il paziente sia per il professionista, che può trasformare la propria attività passando progressivamente dalle sale operatorie ai trattamenti ambulatoriali.

Giovanni Salti