Melanoma metastatico: aumenta la sopravvivenza con combinazione tra farmaci

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a fever thermometer and tablets. symbolic photo for flu and colds

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La combinazione di due farmaci, cobimetinib e vemurafenib, aumenta la sopravvivenza libera da progressione dei pazienti con melanoma metastatico positivo alla mutazione di BRAF V600, secondo quanto dimostrato dai nuovi dati presentati al 51° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology. I risultati aggiornati dello studio coBRIM, uno studio internazionale, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, registrativo di fase III, dimostrano che la combinazione terapeutica porta la mediana di sopravvivenza libera da progressione (PFS) a 12,3 mesi rispetto ai 7,2 mesi con vemurafenib in monoterapia. Cobimetinib è disegnato per bloccare selettivamente l’attività di MEK, una delle proteine presenti cellulari che regolano la divisione e la sopravvivenza cellulare, mentre vemurafenib si lega al BRAF mutato, in modo tale da interrompere la segnalazione anomala che causa la crescita dei tumori.

«Si tratta di uno studio di fondamentale importanza nel trattamento del melanoma, perché dimostra come il futuro dei trattamenti stia nelle terapie di combinazione» commenta Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli Fondazione G. Pascale, nonché principale arruolatore mondiale per questa ricerca. «In particolare emerge come l’associazione di vemurafenib e cobimetinib permetta di ottenere una maggiore efficacia terapeutica. Inoltre dati importanti si sono registrati anche nella diminuzione della tossicità cutanea con una conseguente riduzione drastica della percentuale dei carcinomi squamosi, una delle problematiche che permaneva nel trattamento del melanoma con la monoterapia. La nuova combinazione apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti con melanoma e rappresenta un’opportunità importante anche per il miglioramento della loro qualità di vita». Lo studio coBRIM ha mostrato anche tassi di risposta più elevati con cobimetinib e vemurafenib rispetto a vemurafenib in monoterapia.

Si prevede che, negli Stati Uniti, l’FDA esprimerà il suo parere per la commercializzazione di cobimetinib in combinazione con vemurafenib entro agosto, mentre in Europa, l’EMA lo farà entro la fine del 2015.