L’obesità è fattore di rischio per l’osteoporosi

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Secondo uno studio, gli obesi avrebbero una maggiore rischio di contrarre l’osteoporosi. La ricerca triennale è stata condotta da un’equipe coordinata dal professor Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia e direttore dell’UOC di Andrologia e Medicina della Riproduzione, in collaborazione con il dott. Andrea Di Nisio del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova.

Affetti anche gli uomini

L’osteoporosi non è un problema solo femminile: dopo i 50 anni un uomo su 5 risulta esserne affetto. Nelle donne il rischio di osteoporosi è fortemente correlato alla menopausa, pertanto lo screening e la diagnosi per questa patologia sono una pratica clinica consolidata. Nell’uomo, invece, non è stato individuato ancora il fattore di rischio scatenante, pertanto in Italia il 90% delle densitometrie, metodica che studia la densità dello scheletro, è appannaggio delle donne.

Analizzando altre variabili, una patologia molto più frequente nell’uomo che nella donna è l’obesità: i dati ISTAT riportano che il 55% degli uomini risulta essere in sovrappeso-obeso. «L’obesità è un fattore di rischio per l’osteoporosi – spiega Foresta – e noi abbiamo dimostrato che l’associazione tra obesità e osteoporosi nell’uomo può essere ricondotta alla riduzione dei livelli di testosterone e di vitamina D, espressione di una alterazione della funzione endocrina del testicolo. Dagli studi sperimentali effettuati è emerso però che la riduzione dei livelli circolanti di questi ormoni è determinata anche dal loro sequestro da parte dell’incrementata massa di cellule adipose nel soggetto obeso».

I ricercatori hanno scoperto, attraverso studi sperimentali, che il tessuto adiposo nel maschio obeso cattura il testosterone e la vitamina D circolanti nel sangue, che non vengono poi più liberati dai comuni meccanismi di rilascio, rendendo di fatto inefficaci queste molecole. Agendo su cellule adipose coltivate in vitro, l’equipe ha dimostrato che nel soggetto obeso le elevate concentrazioni di vitamina D inducono variazioni funzionali della cellula adiposa, favorendo ulteriormente l’accumulo di lipidi e quindi l’obesità stessa.

In conclusione, gli studi presentati dall’equipe di ricercatori padovani suggerisce la stretta necessità di normalizzare i livelli plasmatici di testosterone e vitamina D nell’uomo obeso per prevenire e curare l’osteoporosi associata alla obesità, ma sottolinea la stretta sorveglianza della somministrazione di questi ormoni per evitare che l’accumulo di questi nel tessuto adiposo aggravi ulteriormente la disfunzione degli adipociti (le cellule adipose), favorendo lo stato di obesità.

La ricerca sarà presentata al convegno “Alterazioni Metaboliche e Osteoporosi” che si terrà il 18 settembre presso il Policlinico Universitario di Padova.